18.12.14

Ultim'ora: Somos Todos Americanos - di Lisa Agosti



Mi alzai intontito, dalle medicine e dalla tv, ancora accesa.
Gli occhi bruciavano, non volevano aprirsi ma tastando i mobili riuscii a trovare l'interruttore. Nonostante lo spesso strato di brina che appannava il lucernario la mansarda si scaldava in fretta, troppo in fretta. Aprii una nuova bottiglia d'acqua e bevvi a collo, a lungo, sbrodolandomi con piacere la maglietta sudata. I punti mi facevano male, il dottore mi aveva avvisato che per una quindicina di giorni avrei patito, ma ne valeva la pena, finalmente avevo un bel pistolo circonciso e tra poco avrei potuto infilarlo in tutte quelle fichette giovani che venivano al bar e si spalmavano sul bancone ubriache, spintonandosi per avere la mia attenzione, con le facce da bambina impiastricciate da troppo trucco. Sembravano tutte delle battone, scommetto che se fossi andato all'uscita del liceo al Lunedì mattina manco le avrei riconosciute. L'idea di infilarlo alle scolarette porche mi fece venir su la mezza carne, un lampo di dolore mi strappò il ventre accecandomi e l'acqua cadde sul pavimento rovesciandosi intorno ai miei piedi nudi. Il freddo bagnato mi fece trasalire, rimasi a occhi chiusi sforzandomi di pensare alla mia ex-moglie, al conto dell'avvocato, mi concentrai sul respiro, pensai al mutuo, all'IMU, allo schifo di sottotetto dove stavo. Funzionò, la voglia abbandonò le mie mutande, riaprii gli occhi e le mattonelle da rosso acceso ripresero il loro naturale colorito beige.
Seduto al tavolo, con la tv spenta, controllai la mail, le foto della cena di chissenefrega, la pubblicità della dieta del secolo. Chiusi la pagina e mi trovai davanti alla foto del ragazzo con la tromba, la custodia aperta da un lato e il faro grigio sullo sfondo. L'avevo cercata nei vecchi file delle vacanze prima di crollare sul letto, chissà quanto tempo avevo dormito. Aveva la maglietta gialla, il ragazzo con la tromba. Stava seduto su un muretto, a picco sul mare, e suonava la sua tromba. O forse era un trombone, insomma quello bislungo che si suona muovendo la mano avanti e indietro, non la trombetta e neanche il corno. La foto l'avevo scattata io, il primo giorno all'Havana, l'unica volta che ero stato a Cuba. Quei primi giorni andavo in giro come un giapponese, facevo foto a tutto. Ogni auto d'epoca, ogni bandiera, ogni gatto, ogni graffito, ogni ragazzina. Che culi sodi, quelle ragazzine. Me le sarei mangiate a colazione. Ma ero riuscito a infilarlo solo a tre o quattro galline vecchie, le avevo anche dovute pagare. Non tanto, solo qualche dollarino, ma la storia delle cubane che la danno via come il pane è una leggenda metropolitana. Era una bella foto, me la ricordavo ancora, eran passati degli anni, sarà stato il 2005 o il 2006 quando Gianni mi aveva convinto ad andare con lui a Cuba, lasciando le fidanzate incinta, per un ultimo colpo di coda prima della muerte che ci aspettava dopo il matrimonio. La prima settimana avevamo visitato tutto, girando come pazzi, avevamo preso il carrettino trainato dal cavallo e c'eravamo fatti lasciare alla Bodeguita del Medio, dove Hemingway andava a sfasciarsi di mojito e sigari. Chissà quanta se n'era mangiata, lui, famoso com'era. O forse era diventato famoso dopo, quando era già morto. Succede sempre così, no? Uno fa la fame tutta la vita, poi muore e si scopre che era bravo. Fanculo anche gli artisti, meglio lavorare al bar, almeno ti pagano a fine serata, e non devi aspettare di voltare i piedi all'uscio.
Era una bella foto, mi era tornata in mente subito quando l'avevo visto al TG1. Eccolo lì sullo schermo, lo stesso ragazzo con la stessa maglietta gialla, in piedi vicino al muretto sul mare, solo senza tromba. Si era visto solo per un attimo, durante il servizio su Raul Castro e Barack Obama che, dopo una telefonata di 45 minuti e 53 anni di embargo, avevano deciso di darci all'alta e tornare amici. Era ancora là, dopo tutti questi anni, incurante del traffico alle sue spalle, dei turisti e dei giornalisti.
Ripensai a quel primo mattino afoso, al ragazzino che elemosinava matite fuori dall'hotel. E a quella coppietta, i due universitari che ci avevano attaccato bottone in fila davanti alla banca. Era andata via la luce e si era tutti senza dollarini. Erano curiosi, volevano il mojito gratis, certo, una sigaretta italiana, facevano finta di non averne mai vista una. Erano bravi, ti parlavano, ridevano, si offrivano come guida turistica. Sussurravano domande che non potevano chiedere, com'è la vita in Italia, cosa c'è su Internet, cosa trasmette la tv. Dicevano che a Cuba, ogni persona aveva diritto a un uovo al giorno, per ogni bambino si poteva prendere un pesce, e tutto il giorno si sentiva uscire dalle case la voce di Fidel. Più di tutto volevano libri, i due universitari. Lo chiedevano come se stessero spacciando droga. Mi ero perfino sentito in colpa di non averne portato uno con me, in valigia. Ma era meglio così, in fondo, per un romanzetto inutile avrebbero rischiato la prigione. Gianni e io ci stufammo, poi, di graffiti di Che Guevara e di balli in piazza accerchiati di poliziotti. Ci dissero andate a Varadero, gli occidentali vanno tutti a Varadero, lì sì che ci si diverte.
Ma certo! Coi denti presi una sigaretta dal pacchetto, mi alzai, ingobbito, per cercare i cerini e prendere del ghiaccio. Ci sarei tornato, a Cuba, per le prossime ferie. Avrei detto a Gianni di venire con me, glielo dovevo, in fondo era stata sua l'idea di circonciderci come andava di moda negli States.
SOMOS TODOS AMERICANOS, aveva detto Barack Obama al TG1. Anch'io adesso ero un po' americanos, no? Mi sarei fatto dei gran festini, a Varadero, delle orgie miste di cubane e di americane. Le americane, loro sì, che la danno via come il pane, e anche senza dollarini. L'idea mi fece risalire la mezza carne, afferrai la borsa del ghiaccio e mi sforzai di pensare alla prostata, al gol di Di Biagio, a Ronald Mc Donald che si fa la statua del Che, alle mie figlie truccate da battone in un bar di vecchi papponi.




Havana, Cuba (Inverno 2005-2006)

28 commenti:

  1. Mi piace molto il tuo stile! :)

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  2. Bello!
    Peccato che no, le liceali a volte sembrano anche a scuola professioniste del mestiere più vecchio del mondo...

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  3. Mio Dio, Lisa, che linguaggio... “mezza carne”, e che immagini! Non ti facevo così... spinta. Sono seriamente scioccato. Uomini libidinosi che muoiono dalla voglia di infilare il loro "pistolo" (?) fra le cosce di liceali troppo truccate... scioccato, non c'è che dire.

    Io sono stato a Cuba, proprio a Varadero, ma di ragazzine carine, con il culo sodo, non ne ho vista neanche una. Forse le cubane non sono il mio genere. Comunque la rivedo, nel tuo racconto, la vecchia Cuba. Il mojito, il locale in cui si fermava a bere Hemingway, le vecchie cubane, brutte come poche, che arrotolano i sigari sulle cosce... la paura di parlare. L'unica cosa in cui non trovo riscontro sono i libri. I cubani li ho visti ballare, cantare, suonare, elemosinare, a modo loro, certo, ma leggere... no, e neanche chiederli i libri.

    Brava, comunque. ;)

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    1. Ma la prima parte del commento è seria o ironica? Le critiche son sempre ben accette, anzi sono più utili dei complimenti, ma non capisco se il tono è scherzoso.

      Se sei stato solo a Varadero non mi stupisce che tu non abbia incontrato studenti, mi stupisce invece che tu non abbia visto ragazzine carine. Te lo dico in dialetto reggiano: "te propria inamuré"! Si dice quando un uomo è così innamorato da non notare nemmeno le altre donne :)

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    2. Volevo strapparti un sorriso, mi sa che non ci sono riuscito...

      Cuba l'ho anche girata, sempre da turista certo, ma ragazze carine con il culo sodo... neanche l'ombra. Studenti neppure, in effetti, solo una guida turistica che, parlando in italiano per non farsi capire dall'autista del bus, raccontava dei limiti a cui erano costretti. Il suo desiderio più grande? Viaggiare.

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    3. Anch'io ricordo il "detto non detto" in molte occasioni. La storia degli universitari mi è successa davvero, così come la foto al TG1.
      Subito mi hai strappato un sorriso, poi, sai, il senso di insicurezza patologico che bivacca nel mio cervelletto è subito salito a bussare per rovinare la festa... :D

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  4. argomento d'attualità, ineccepibile. Vero anche che nell'immaginario collettivo rappresenta una meta per pruriti facili, ma forse appunto solo nell'immaginario. Atmosfera cinematografica e un po' malinconica, una bella miscela.

    Un caro saluto Lisa

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  5. Michele Scarparo, serial writer di professione, ha pubblicato una storia in risposta a questa, "in una specie di controcanto bizzarro" (cit.)
    Vi invito a leggerla sul suo blog: http://goo.gl/bZNLkz

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    1. Grazie! Sei davvero molto gentile a linkarmi :)

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    2. Figurati.. chissà che qualcuno non si senta ispirato e decida di scrivere un altro controcanto!

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  6. Dev'essere stato un evento molto forte e sentito lì da te in America. Ti posso dire che qui in Italia se ne è appena accennato. Tutti le televisioni a occuparsi di cronaca nera e dell'ennesimo omicidio.

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    1. In realtà sono a Reggio Emilia a ingozzarmi di panettone per le feste, e hai perfettamente ragione nel dire che la notizia ha ricevuto pochissima importanza.
      Il TG americano ha detto le stesse cose, dando più meriti a Obama e omettendo il Papa. Poi ha mostrato Miley Cyrus che si spogliava a un concerto. Meglio della cronaca nera? Bah.

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    2. Miley Cyrus che si spoglia è cronaca nera. Omicidio al buon gusto.

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    3. hehehe. Sono d'accordo!

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  7. mi è piaciuto. Ho apprezzato l'angolazione particolare da cui racconti la fine dell'embargo, la scelta della circoncisione come identificazione di americanità, il linguaggio spigliato, credibile in bocca al tuo protagonista-barista.
    ciao,
    ml

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    1. Detta così, mi piace ancora di più! Grazie, mi pavoneggerò un po' oggi :)

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  8. Mooolto bello, Lisa!
    Talmente bello che mentre lo leggevo, visto che ero nel mio studio con altre persone e non potevo dare troppo nell'occhio, ho dovuto pensare, nell'ordine, ad una vecchietta seduta in maniera provocante alla stazione di Salerno qualche giorno fa, al fulmine che mi ha bruciato il fax e la lavatrice, ai contributi da versare, ad una conferenza stampa in inglese di Matteo Renzi ecc. ecc.
    Ma è questo uno stralcio del tuo romanzo?
    Un abbraccio da un blogger che un giorno passasti a commentare e che ti ha ritrovato per caso :)

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    1. Graaaazie Giovanni!
      Sono rimasta vittima un'altra volta di Google Friends Connect. Mi ero iscritta al tuo blog, ma non ho mai ricevuto le notifiche. Adesso mi sono iscritta anche via mail, spero così di non perdermi più i tuoi nuovi post.
      Questo raccontino non è uno stralcio del mio romanzo, è una cosa a sé nata in una notte e finita in dieci ore.
      Grazie per le grasse risate che mi hai fatto fare col tuo commento :)

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  9. Lisa, ne approfitto per segnalarti un sito dove facciamo piccoli tornei di scrittura a tema. Il gioco si svolge in forma anonima finche' non siano esauriti i brani ( che vengono pubblicati con nick comune ogni due-tre giorni), solo allora ogni autore riconosce la paternita' del suo brano. Fondamentale il commento ai brani quando ancora sono anonimi.
    Se ti interessa dai un'occhiata: mimettoingioco.wordpress.com
    Ciao,
    ml

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    1. Grazie, non lo conoscevo, mi sembra un'ottima idea! Mi sono iscritta subito.

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    2. bene, allora al prossimo giro spero di incontrarti anche lì, ti aspetto.
      ciao,
      ml

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  10. Un bel racconto, non c'è che dire. Notevole il coraggio di usare espressioni forti per tinteggiare quadri descritti "normali" a Cuba (non ci sono mai stato personalmente, per cui non so dire se veramente ci sia la fila di uomini assatanati in cerca di facili esperienze sessuali).
    è un evento che non è stato a mio avviso trattato con la dovuta importanza in tv. è anche vero che,da ciò che leggevo, il Congresso non sembrerebbe così favorevole a questa apertura.
    Cmq, bel cameo, l'argomento non era facile, ma hai colpito nel segno!

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    1. Grazie Stefano, forse la notizia è stata accantonata perché non commuoveva abbastanza. Il telegiornale ormai è più drammatico di una telenovela!

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