L'autore
Jonas Jonasson è un famoso ex-giornalista e produttore televisivo svedese.
In seguito ad un periodo lavorativo estremamente stressante che lo portò a soffrire di esaurimento nervoso, Jonasson decise di vendere la sua compagnia (per dieci milioni di Sterline) e di rifugiarsi a vita privata, nella zona del Ticino. Qui terminò di scrivere la storia che aveva in mente da sempre e il suo primo romanzo uscì in Svezia nel 2009. Da allora Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è stato tradotto in trenta lingue e poco tempo fa è uscito l'omonimo film.
La trama
Istruzioni per l'uso
In queste settimane si è discusso su vari lit-blog degli insegnamenti insiti in un brutto libro. In questo senso non posso non consigliare di leggere la storia del centenario, perché mi ha stimolato interessanti riflessioni su ciò che non voglio fare quando scrivo. Ho già parlato nel post sui personaggi memorabili di quanto sia importante creare personaggi con cui ci si possa identificare; oggi invece vorrei parlare dell'ultimo capitolo di una storia.
I manuali di scrittura consigliano di cominciare a pensare al finale del romanzo che si sta scrivendo a metà della prima stesura, o addirittura prima di cominciare a scrivere la storia. Non è detto che non si possa poi cambiare idea duranti i lavori in corso, ma è utile avere una traccia di dove si vuole arrivare con la propria storia.
In genere si fa riferimento a tre tipi di finale:
- il finale chiuso, che risolve tutti i fili della trama e, nel bene o nel male, rappresenta la liberazione, il termine della tensione, la risoluzione, la pace dell'anima.
Ho cercato online ma non ho trovato informazioni specifiche su questo tipo di finale, che potrebbe avere un nome tecnico, me lo direte voi che siete più esperti di me. Io per ora lo definirò il finale a più riprese.
L'autore gioca col pubblico, solleticandolo con l'illusione che la storia sia finita tramite scene definitive, conclusive, che però continuano a susseguirsi, frustrando chi legge.
Vediamo il caso specifico:
- Jonasson termina il suo racconto, chiudendo tutte le questioni in sospeso, con un ritmo naturale, scegliendo un finale accettabile e piacevole (finale chiuso).
- Girando pagina si scopre invece un altro capitolo, inutile ai fini della trama, corto e divertente, in cui l'eroe stravolge completamente l'immagine di sé agendo contrariamente a ciò che è stato il suo carattere per l'intero romanzo (finale aperto).
- Non contento, Jonasson aggiunge un altro capitoletto in cui ripete parola per parola il primo capitolo (finale circolare).
- Dulcis in fundo arriva l'epilogo, che di nuovo lascia al lettore l'impressione di non aver capito nulla del personaggio principale né dello scopo dell'autore.
L'angolo del follower
Non capisco il senso di scegliere un finale a più riprese, lo trovo ridondante e frustrante. Cosa ne pensate? Lo usereste per le vostre storie?
Buone parole a tutti!
Buone parole a tutti!