Oggi all'una è suonato il campanello a casa Agosti.
Chi osa così dissacrare il solenne momento del pranzo familiare?
È il postino, che ci consegna la prima croccante copia del mio romanzo, Non torno subito, ordinato due giorni fa su Amazon.
Che emozione! Poter toccare con mano 5 anni di lavoro e il sogno di una vita.
A ordinare la copia è stato mio padre, il mitico Bruno Agosti, colui che un giorno mi raccontò di un tale che mise un cartello alla porta del suo negozio in centro a Reggio Emilia e sparì senza spiegazioni per diversi anni. Da lì è nata l'idea per il "Torno subito", il negozio di molle di Pernovo, fulcro delle vicissitudini dei miei personaggi.
L'involucro del libro è rimasto incolume fino al termine dell'inviolabile pasto a tavola cucinato da mamma Lucilla (ora rinominata nonna visto l'ingresso nel nucleo familiare di baby Luna) e composto da primo, secondo, contorno, formaggi, frutta e noci, lambrusco e liquorino digestivo. Niente di strano, direte voi, ma per me che vivo sperduta tra i boschi canadesi e sono costretta a una dieta di pomodori di plastica e lattuga da dieci dollari a foglia, per di più cucinata da me medesima che sono negata ai fornelli, il trovarmi di fronte a tortelli e scaloppine è un'esplosione di ghiandole salivari accompagnata dal rilascio istantaneo di endorfine del piacere.
Una volta satolli, è poi finalmente arrivato il grande momento dello scarto del libro, duecentosettanta pagine di distillato di fantasia e sudore. La copertina è bellissima, con l'immagine ideata da Chiara Ferretti, la stessa fantastica amica artista che ha disegnato il logo del deagostibus che vedete qui sopra. La casa editrice, goWare, mi ha accontentato in tutto e per tutto e ha perfezionato lo schizzo aggiustando colori e misure.
Dentro c'è il mio nome e la mia foto e mi emoziono nel vedermi sorridente, fresca di trucco e parrucco ad opera di Jenni Peters e immortalata dall'obiettivo di Samantha Haines.
Dopo la dedica, poche righe rubate a una canzone che descrive la mia anima, parte il primo capitolo. Vedo nero su bianco quelle parole che ho scritto e riscritto, gettato e rigettato, spostato e odiato fino a quando mi sembravano perfette e che ora comunque mi sembrano manchevoli, insufficienti perché so che sono così importanti nel determinare se il lettore proseguirà nella lettura ed è una tale responsabilità per poche stringhe di vocali e consonanti. Ora però sono là fuori e tutto quel che posso fare è aspettare e sperare di ricevere tanti commenti e tante recensioni. Belle o brutte che siano, quel che conta è la visibilità, giusto? Se saran belle scriverò contenta, se saran brutte scriverò meglio. Eh già, perché sono già all'opera per pubblicare al più presto altri due romanzi.
Per oggi però mi godo un (vero) gelato e vi scrivo per condividere con voi, miei fedeli compagni di viaggio, la pura gioia che provo nel vedere mia madre giocare con mia figlia e mio padre seduto in poltrona da tre ore filate con in mano la copia del mio primo romanzo.
Se vi va di dare un'occhiata all'estratto del mio libro, lo trovate QUI.
Chi osa così dissacrare il solenne momento del pranzo familiare?
È il postino, che ci consegna la prima croccante copia del mio romanzo, Non torno subito, ordinato due giorni fa su Amazon.
Che emozione! Poter toccare con mano 5 anni di lavoro e il sogno di una vita.
A ordinare la copia è stato mio padre, il mitico Bruno Agosti, colui che un giorno mi raccontò di un tale che mise un cartello alla porta del suo negozio in centro a Reggio Emilia e sparì senza spiegazioni per diversi anni. Da lì è nata l'idea per il "Torno subito", il negozio di molle di Pernovo, fulcro delle vicissitudini dei miei personaggi.
L'involucro del libro è rimasto incolume fino al termine dell'inviolabile pasto a tavola cucinato da mamma Lucilla (ora rinominata nonna visto l'ingresso nel nucleo familiare di baby Luna) e composto da primo, secondo, contorno, formaggi, frutta e noci, lambrusco e liquorino digestivo. Niente di strano, direte voi, ma per me che vivo sperduta tra i boschi canadesi e sono costretta a una dieta di pomodori di plastica e lattuga da dieci dollari a foglia, per di più cucinata da me medesima che sono negata ai fornelli, il trovarmi di fronte a tortelli e scaloppine è un'esplosione di ghiandole salivari accompagnata dal rilascio istantaneo di endorfine del piacere.
Una volta satolli, è poi finalmente arrivato il grande momento dello scarto del libro, duecentosettanta pagine di distillato di fantasia e sudore. La copertina è bellissima, con l'immagine ideata da Chiara Ferretti, la stessa fantastica amica artista che ha disegnato il logo del deagostibus che vedete qui sopra. La casa editrice, goWare, mi ha accontentato in tutto e per tutto e ha perfezionato lo schizzo aggiustando colori e misure.
Dentro c'è il mio nome e la mia foto e mi emoziono nel vedermi sorridente, fresca di trucco e parrucco ad opera di Jenni Peters e immortalata dall'obiettivo di Samantha Haines.
Dopo la dedica, poche righe rubate a una canzone che descrive la mia anima, parte il primo capitolo. Vedo nero su bianco quelle parole che ho scritto e riscritto, gettato e rigettato, spostato e odiato fino a quando mi sembravano perfette e che ora comunque mi sembrano manchevoli, insufficienti perché so che sono così importanti nel determinare se il lettore proseguirà nella lettura ed è una tale responsabilità per poche stringhe di vocali e consonanti. Ora però sono là fuori e tutto quel che posso fare è aspettare e sperare di ricevere tanti commenti e tante recensioni. Belle o brutte che siano, quel che conta è la visibilità, giusto? Se saran belle scriverò contenta, se saran brutte scriverò meglio. Eh già, perché sono già all'opera per pubblicare al più presto altri due romanzi.
Per oggi però mi godo un (vero) gelato e vi scrivo per condividere con voi, miei fedeli compagni di viaggio, la pura gioia che provo nel vedere mia madre giocare con mia figlia e mio padre seduto in poltrona da tre ore filate con in mano la copia del mio primo romanzo.
Se vi va di dare un'occhiata all'estratto del mio libro, lo trovate QUI.
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PS: Ma dov'è finito il buon Neil? Povero lui, è rimasto in Canada a lavorare mentre noi ce ne stiamo qui a festeggiare! Se non fosse stato per il suo incrollabile supporto alla "YES, YOU CAN" non so se ci sarei arrivata in fondo. Lui che non potrà nemmeno leggere il libro finché non sarà tradotto in inglese, è ed è sempre stato il mio primo fan.