“Scriva, Bianca!”
Io non ce l’ho una ammiratrice fedele da cui andare in negozio a dettare versi, né ho versi in mente che spingano e smanino per esser messi sulla carta. Non ho il rossetto rosso e non lo lascio sui mozziconi di sigaretta, infatti non mi trucco e non fumo (più). Non vado in giro a far girare le teste e far parlare di me e a casa non mi metto nuda a farmi fotografare. Mi si vede per strada in jeans e carrello del supermercato e al rientro mi infilo la tuta o direttamente il pigiama.
Se per essere scrittori famosi ci vuole genio e sregolatezza a me, ahimè, mancano entrambi.
Sono scribacchina diligente, anzi lo ero, ora non sono né l’uno l’altro. La follia più grande è stata leggere manuali di scrittura sul Mekong e prendere appunti sul quadernino lao, con la matita di Hello Kitty regalatami da un’amica balinese. La portavo sempre con me, insieme al temperino e alla gomma, nella tasca anteriore dello zaino. Ovviamente ho la Moleskine nera con le pagine resistenti ma morbide e la Bic quattro colori perché non si sa mai che ci sia da sottolineare qualcosa che valga la pena, perché sono scribacchina organizzata, o almeno lo ero prima che la mia adorata peste prendesse possesso dei miei diari e dei miei astucci, trasformando i primi in opere d’arte contemporanea e i secondi in miscugli disordinati di adesivi, pongo essiccato e scarpette delle bambole. È colpa del poco tempo libero se non scrivo più una riga? La stanchezza? La carenza di sonno? L’impossibilità di concentrarsi per un minuto di fila? O piuttosto da incolpare sono i commenti dei miei lettori, il cui eco rimbomba nel mio cervello ogni volta che gioco con una nuova trama, le cui cattiverie sono pugnali nella schiena ogni volta che azzardo una frase, le cui lodi tanto care mi rendono ansiosa nel caso dovesse sfuggirmi un congiuntivo sbagliato, dopo tanti anni passati senza parlare italiano?
Leggo “Tu sola nel mio deserto” e mi ritrovo a sognare, ma vorrei davvero essere così? Quel che provo può a tutti gli effetti essere chiamato invidia, per Alda Merini e la sua Bianca che l’aspettava senza appuntamento e l’accoglieva come un’amica di vecchia data? O è solo l’idea di avere qualcuno che voglia starmi a sentire, un’anima disposta a non giudicare, una porta da varcare e sentirmi a casa, con tanta arte e andirivieni di persone messe lì come apposta per ispirarmi?
E, ovviamente, la mia schiavista ha aperto gli occhi e già allunga le manine. Stavolta però schiaccio invio senza aspettare di aver tempo di correggere, che già so non ci sarà.
A risentirci, miei carisijuoiiiihhhba se fewflsejkfhpsweoèàèè mmmf,m,kmkkkkkjiiokhcddddddddd