23.10.14

Aspirante Scrittore Emergente

Ogni volta che parlo di scrittura o mi presento come scrittore ho il dubbio: sarà più corretto dire che sono aspirante scrittore o scrittore emergente? Oggi cercherò di decidere una volta per tutte la differenza tra i due termini, e già che ci sono studierò anche cosa significa essere uno scrittore esordiente oppure affermato.

In un breve corso di scrittura creativa a cui ho partecipato la primavera scorsa, l'insegnante di turno (americano) si raccomandò: «Non dite mai a chi vi chiede cosa fate che siete aspiranti scrittori, dite sempre che siete scrittori emergenti. Solo chi crede di esserlo lo diventerà».
Urca, che responsabilità! E se poi mi chiedono cos'ho scritto e il mio intero repertorio, stampato a grandi caratteri, sta in una cartelletta alta come una sottiletta? Ancora una volta nel mio cervello c'è una lotta all'ultimo sangue tra il "YOU CAN DO IT" americano e il "VOLA BAS E SCHIVA I SAS"* reggiano.

*(in dialetto arsan, di Reggio Emilia, "vola basso e schiva i sassi" incita a rimanere umili evitando così di finire lapidati)

Ammetto che dire «sono uno scrittore emergente» mi piace di più di «sono un aspirante scrittore». Il fatto di credere che ce la farò sicuramente aiuta, in più spero che il peso del dover dimostrare ciò che ho millantato e la paura di perderci la faccia mi sosterranno nei momenti di crisi in cui sarebbe più facile lasciar perdere e far finta che non mi sia mai balenata l'idea di scrivere qualcosa di più della lista della spesa. "Chi, io? Scrivere? Macché! Era il mio diario segreto!"

Tanto per essere nerd, sono andata online a cercare le definizioni e i sinonimi dei vari termini, nella speranza che d'ora in poi saprò esattamente quando e come usarli.


Il dizionario dice che:



  • Aspirante è chi desidera vivamente di raggiungere, conseguire, ottenere un impiego o un grado, una carica, un ufficio, un titolo. È un candidato, un concorrente, un pretendente.



  • Emergente è chi inizia ad affermarsi, chi è promettente, nascente, in crescita, in via di sviluppo. Emergere significa venir fuori, sollevarsi, apparire, segnalarsi.



  • Esordiente è il debuttante, novellino, novizio, principiante, praticante, tirocinante, alle prime armi, apprendista, (anche: giovane, pivellino). Esordire significa incominciare, dare inizio, essere agli inizi.



  • Affermato è chi è arrivato, celebre, di successo, famoso, noto, rinomato, stimato. È affermato chi ha ha acquistato largo credito, chi ha raggiunto la notorietà.



I tre stadi dello scrittore (al quarto ci penserò poi)


Secondo queste definizioni, sono stata un aspirante scrittore fin da quando ero bambina e dicevo «da grande farò la scrittrice». Ero anche aspirante pattinatrice e vigile del fuoco, ma più di tutto aspiravo a diventare Barbie Hawaii. Tutto sommato, sto inseguendo il mio sogno più realistico.

Nel momento in cui ho preso in mano il computer e ho scritto 
"Capitolo 1: Titolo" 
sono diventata uno scrittore emergente, nascente. Il blog inglese e poi quello italiano sono stati il mio modo di segnalarmi al mondo della scrittura.

Il primo romanzo orrendo e il mio attuale romanzo in costruzione mi inseriscono nella schiera dei praticanti, sono un tirocinante alle prime armi, un apprendista, (un pivellino. Sigh). 

Nel momento in cui renderò pubblico qualcosa scritto da me, per esempio se pubblicherò il mio romanzo, sarò uno scrittore esordiente. Anche se mi autopubblicherò dopo che nessuna casa editrice avrà accettato di prendere in considerazione il mio manoscritto e anche se nessuno mai lo comprerà, potrò comunque chiamarmi esordiente.

A quanto pare, oggi come oggi sono uno scrittore emergente che aspira ad essere uno scrittore esordiente: un emergente aspirante esordiente!





Solo se e quando il mio libro farà successo e avrà un pubblico di lettori, allora sarò uno scrittore affermato, rinomato, che ha raggiunto la notorietà. Affermato è sinonimo di stimato, ma non so se questo sia applicabile agli autori in testa alle classifiche di oggi. A questo proposito, vi ricordo la nuova rubrica del Lunedì di Salvatore, "Libri da Autogrill", con la top ten dei libri della settimana.

L'angolo del follower


Come vi definite quando vi chiedono cosa fate? Siete d'accordo con la mia distinzione? Avete riflessioni aggiuntive a riguardo o critiche che possano arricchire la discussione?

Buone parole a tutti!

45 commenti:

  1. Il termine "scrittore emergente" mi piace molto e credo che d'ora in poi lo userò anche io. Sono d'accordo con il tuo coach: se credi di essere qualcosa o qualcuno, lo diventerai. La tecnica del "vivere come se" è fondamentale: per scrivere, occorre creare dei ritmi e delle routine che possano rispecchiare il nostro "sentirci scrittori". Questo aiuta a creare una convinzione mentale che poi potrà dare risultati a livello pratico. Come ho sempre detto, non si può dimagrire ragionando da grassi :)

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    1. Bello questo modo di dire! Non lo conoscevo. "Non si può dimagrire ragionando da grassi", me ne ricorderò. Tra l'altro mi sono anche iscritta alla newsletter di efficacemente, il sito che hai nominato su Appunti a Margine. Quel poco che ho letto mi pare molto improntato sullo stile del coaching, che in genere trovo un po' troppo semplicistico. Non condivido nemmeno il punto di vista della psiconanalisi, con il suo eccessivo "overthinking". Mi andrebbe bene la vecchia via di mezzo...

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    2. Io ho trovato quel sito molto utile in diverse fasi della vita e credo che sia merito anche suo se ho ricominciato a scrivere. Lo seguo da circa due anni. Però ultimamente ha preso una brutta piega, in particolare quando l'autore ha deciso di lasciare il suo lavoro dipendente per dedicarsi full-time ai propri progetti... da sito amatoriale è diventato molto commerciale, infatti lo sto seguendo con meno costanza.

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    3. Vale lo stesso discorso per i lit-blog secondo me. Mi piacciono quelli più piccoli e amatoriali rispetto a quelli più seguiti e pubblicizzati. D'altra parte capisco la necessità dell'autore di espandersi e realizzare il suo sogno, almeno segue i suoi stessi consigli!

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    4. sì esatto: diciamo che ha messo in pratica ciò che voleva insegnare ai propri lettori ;)

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  2. I post che si concludono con una domanda mi mettono così a disagio da farmi dimenticare il commento che stavo per pubblicare.

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    1. L'umanità si dispera per la perdita di questa perla di saggezza.
      Vado subito a cercare un plug-in intermittente fosforescente che dica "Fermati! Alessandro Cassano! Non osare leggere oltre!" per non farti sentire così a disagio :)

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  3. Io mi definisco semplicemente scrittore, se proprio devo definire me stesso. Ogni tanto uso l'aggettivo "aspirante" davanti, ma per pura ironia. Serve davvero definire le cose così maniacalmente? Forse sì, ma piuttosto che dire emergente o esordiente o aspirante (neanche fossimo tutti dei rappresentanti della Folletto) meglio andare al nocciolo delle cose:

    - Cosa fai nella vita?
    - Assolutamente nulla nell'attesa di diventare uno scrittore.
    - Ah. Ok, e cosa hai scritto di bello?
    - Non hai ascoltato prima? Ho detto assolutamente nulla! Attendo di diventare uno scrittore.

    Scherzi a parte. Secondo te Bukowski prima che gli pubblicassero il primo libro definiva se stesso un: aspirante? Era uno scrittore, punto. Niente di più, niente di meno.
    Ora, per carità, non è che volessi fare il paragone, di Bukowski ce n'è uno solo, certo, ma non è questo il punto. Un idraulico che sta imparando a fare l'idraulico è pur sempre un idraulico. Magari con un contratto di apprendistato, ma un idraulico.

    P.S. solo per amore di precisazione, la rubrica sugli autogrill la posto una tantum, cioè quando capita, ma sempre di lunedì. ;)

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    1. Hai fatto bene a parlare dell'idraulico, mi hai fatto venire in mente che l'avere un pezzo di carta firmato che dica che sei "apprendista" o "idraulico" o "rappresentante della Folletto" è in un qualche modo una prova tangibile dell'esserlo.
      Chi segue corsi di scrittura creativa e si applica scrivendo ogni giorno non riceve un attestato di "scrittore" da appendere al muro davanti alla scrivania per vantarsene, e così capita per le altre arti, la pittura, la scultura, la fotografia, il teatro.
      Non ci si può definire artisti finché non si vince qualcosa, allora sì, si diventa il miglior attore protagonista, lo scrittore dell'anno... uno su sei miliardi diventa pure Bukowski.

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    2. Quando ho frequentato la Holden di Baricco mi hanno dato un attestato invece, però questo non fa di me uno scrittore (o aspirante tale).

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    3. Grazie a Google ora so cos'è la Holden di Baricco... se ti va sarei molto curiosa di sapere che tipo di esperienza è stata, se hai conosciuto Baricco, se consiglieresti a un aspirante scrittore di frequentare corsi di scrittura. Cosa dice l'attestato?

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    4. L'attestato dice che l'ho frequentata. Non ho mai visto Baricco, nemmeno alla presentazione del corso, la prima sera. Non consiglierei mai a nessuno di frequentare un corso di scrittura creativa, se l'intenzione è di imparare a scrivere. Se invece l'intenzione è di conoscere qualche bella donzella, allora ogni corso è valido. Nello specifico, frequentare un corso di siffatta importanza è utile solo per conoscere le "persone giuste". A me non è servito nemmeno a quello: troppo orgoglioso e individualista per approfittarne.
      Per quanto riguarda il corso, non è stato detto niente che non sapessi già e non sono stati fatti esercizi che non potessi fare a casa da solo. Anche il giudizio degli insegnanti, che dovrebbe aiutarti a vedere cosa manca o cosa c'è di sbagliato nella tua scrittura, è pur sempre soggettivo. Nel mio caso specifico hanno apprezzato i miei racconti: questo mi ha fatto capire che non ne capissero nulla di narrativa. Il racconto: Chi c'è al café Wha? (http://salvatoreanfuso.com/2014/09/19/chi-ce-al-cafe-wha/) nasce proprio in quelle aule. Tuttavia Baricco è un mostro sacro e un'occhiatina la sua scuola la meritava. Non lo rifarei... Invece mi piacerebbe partecipare a una comunità di scrittori autoreferenziata, senza che nessuno salga in cattedra, con cui poter parlare di scrittura, narrativa, libri, e con cui potersi confrontare. Questa è un'idea utile.

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    5. Sembra che l'unico buon motivo per frequentare la scuola è far la figura della "bella donzella". Il tuo racconto è ben scritto ma preferisco quelli con una storia e un finale inaspettato, come "Culo Grosso" che hai pubblicato pochi giorni fa. Immagino che al giorno d'oggi la comunità di scrittori che sogni possa esistere solo online, è quel che facciamo ogni giorno bloggando. Oppure hai in mente qualcosa di più concreto?

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    6. Grazie, anch'io la penso come te: "Culo grasso" è decisamente migliore. Sì è vero, lo facciamo tutti i giorni virtualmente, ma sarebbe bello poterlo fare anche di persona, magari in un posto tutto nostro in cui rifugiarci. ;)

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    7. Sai che mi sono ritrovata spesso a immaginare di aprire un agriturismo sulle colline toscane? Mi piacerebbe creare un rifugio per tutti gli scrittori che vogliano "levarsi di torno" per un po,' per vivere di scrittura e respirare libri. Sarebbe un bel modo di costringere la Musa ispiratrice a stare nei dintorni!
      Se solo sapessi cucinare e avessi un milioncino di Euro...

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    8. Sarebbe bello. La privacy e la riservatezza per uno scrittore nella fase "creativa" sono tutto. Un posto così potrebbe permettere allo scrittore di isolarsi dal mondo per tutto il tempo che ne ha bisogno, ma allo stesso tempo di trovare una compagnia affine quando l'esigenza di socializzare si fa sentire. Una situazione perfetta.

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    9. Io ho fatto il master alla Holden (no so se è lo stesso corso di Salvatore, ce ne sono attivi parecchi, il master è di stampo universitario e dura due anni) e sì, alla fine mi hanno dato il diploma, che temo ho già perso (tanto le università italiane non lo riconoscevano, all'epoca). Devo dire che qualcosa me l'hanno insegnato (abbiamo anche conosciuto Baricco, per quel che vale) in termini di confronto, cosa aspettarci dalle case editrici. Le cose che mi hanno insegnato meglio sono quelle che poi non ho usato, le scritture più tecniche (sceneggiatura televisiva, sceneggiatura per fumetto, scrittura radiofonica...). Quindi sono moderatamente soddisfatta di aver fatto il master (contatti zero, se qualcuno se lo sta chiedendo)

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    10. No, il master costava troppo, all'epoca: 6000 € all'anno per due anni... Per imparare cosa, a scrivere? Lo so fare, grazie. -.-'

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    11. Grazie Tenar e Salvatore, mi avete aperto un mondo... non avevo idea delle tempistiche e dei costi di questo tipo di corsi, e mi aspettavo che frequentarli fosse almeno sufficiente ad avere la certezza di essere considerati per la pubblicazione, insomma che ci si potesse fare un po' di pubblicità!

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    12. Il master è un master, all'epoca non riconosciuto dalle università italiane (da quelle estere sì), oggi credo anche dalle nostre. Considera, però, sui corsi, che su 20 posti, 10 avevano borsa di studio (anche totale). Se no con il cavolo che me lo potevo permettere!

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    13. Ulteriore precisazione. Al master non si parla solo di narrativa, anzi, la scrittura "letteraria" era trattata meno rispetto alle scritture tecniche. Dopo il corso io ho iniziato a lavorare come critica cinematografica, cosa per cui prima non avevo per nulla le basi. Che poi non mi pagassero abbastanza e che quindi abbia dovuto desistere è un altro discorso, che riguarda i contratti del mondo del giornalismo italiano...

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    14. Peccato, deve essere un bel lavoro fare la critica cinematografica. Purtroppo il giornalismo ha visto tempi migliori, chi è assunto è sepolto dagli impegni e chi collabora viene pagato in caramelle.

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  4. Su emergente aspirante esordiente potrei annodarmi la lingua XD Però ha un bel suono, anche un po' spiazzante: sarebbe la risposta perfetta da dare a tutti quelli che, una volta saputo che vuoi diventare scrittore, ti chiedono "Ah, okay. Ma di mestiere che fai?". Immagino le facce perplesse ^^ Un po' come gli Hobbit alla festa di Bilbo, dopo il suo discorso XD
    Io mi definisco una scrittrice work in progress, ma mi piace anche apprendista scrittore: ha un che di "stregonesco" :D

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    1. Mi piace "scrittrice work in progress", te lo ruberò :)
      Non so se son peggio quelli che rimangono zitti a guardarti con la faccia da Hobbit o quelli che partono in quinta a raccontare di quanto anche loro da bambini hanno avuto l'idea di questa storia che... e poi ti raccontano la trama per due ore!

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  5. E' davvero complicato definirsi! Capisco che attribuirsi un'etichetta poco deprimente possa contribuire all'autostima, ma l'etichetta dovrebbe anche corrispondere alla realtà. Se non ho pubblicato nemmeno un post-it, in che senso sono "emergente" o "esordiente"? Semmai sono un apprendista scrittore. Una volta che il post-it sia uscito, divento esordiente, ma dalla seconda pubblicazione non lo sono più, perché si può esordire una volta sola. "Emergente" non mi definirei, perché in base a quali dati starei emergendo? Dopo, se scrivo con approccio professionale, cioè non come passatempo e basta, sono comunque uno scrittore; magari da schifo, ma sempre scrittore. Questo in teoria. In pratica cerco di non dire mai: "sono scrittrice". Non mi piace, sembra una vanteria, e poi con la scrittura non mi ci mantengo di sicuro. Alla faccia della coerenza!

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    1. Si capisce che hai vissuto a Bologna, anche lì se alzi la testa volano i sassi! Per me tu sei uno scrittore affermato, e sarebbe ora che te ne rendessi conto. "Sono scrittrice" non è una vanteria se detto da una persona che sa scrivere un romanzo in quattro mesi, ha scritto sette libri di cui uno ha vinto il concorso "io scrittore" e ne ha un altro in uscita. Il fatto di non mantenersi con la scrittura non ha nulla a che vedere con l'essere scrittori. Se non sei scrittore tu, allora io non lo sarò mai :'(

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  6. Quoto in toto Grazia qui sopra. Mi definisco poco, forse va meglio dicendo che sono un'autrice. Davvero non è falsa modestia ma quando alle presentazioni dei libri si rivolgono a me come alla scrittrice, io mi guardo sempre in giro, cercando di capire di chi stiano parlando.
    Tu vivi all'estero cara, ma in Italia di aspiranti/emergenti/praticanti :D ce ne sono troppi, identificarsi potrebbe semplicemente metterti in un gruppo mica tanto bello.

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    1. Che differenza c'è tra scrittore e autore? Anche qui gli scrittori pullulano, ci sono corsi di scrittura creativa e gruppi di supporto per gli scrittori in crisi, potremmo fondare il SAS, Scrittori Anonimi Squattrinati!

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  7. Io sto imparando a definirmi, anche se "scrittrice" mi pare ancora troppo, ma "insegno e poi scrivo" inizia a dare un'idea fuorviante di me.
    L'anno scorso ero nel bar vicino alla scuola col pontile, in un paese in cui vivono degli scrittori (Laura Pariani, ad esempio, che ha pubblicato l'ultimo romanzo con Sellerio). Entra un avventore e dice:
    – Ah, c'è la scrittrice
    Al che io mi volta a cercare la scrittrice col panico di non averla salutata e invece l'avventore si stava riferendo a me, era venuto sere prima a una presentazione in un paese vicino.
    Da allora ho un po' meno paura a definirmi scrittrice, ma mi fa ancora strano.
    Sugli aggettivi non saprei. Ormai non più aspirante. Non più esordiente. Emergente?
    Forse sono a Scrittrice e basta. Devo solo imparare a pensarmi così

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    1. Io se ti incontro di certo non ti riconosco perché insegni, a meno che si parli di quel che imparo dal tuo blog! Deve essere una bella soddisfazione sentirsi chiamare "scrittrice", spero che un giorno capiti anche a me! :)

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  8. Io dico "scrivo", che vuole dire tutto e niente :-)
    massimolegnani

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    1. Ciao Massimo, grazie del tuo contributo. Dire "scrivo" è conciso ed efficace, mi piace! Però l'ovvia reazione è "Che cosa scrivi?" che è un vaso di Pandora ancora più pericoloso da aprire. Sei l'autore di "Al mercato della storia" e "L'Italia dal fascismo alla repubblica" che vedo in vendita su Amazon? Hai un blog?

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  9. no, non sono lo storico :-)
    ho un blog: orearovescio.wordpress.com
    ciao,
    ml

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  10. Scherzi a parte, il punto secondo me è il seguente: perché ci si chiede quale sia la propria "categoria" di appartenenza? Lo scrivere è il nostro iphone da ostentare per dimostrare l'appartenenza a una nicchia?

    Ci sono poche cose belle e genuine, istintive e incantevoli come la scrittura. Se il definirsi "scrittore" oggi fa sentire in imbarazzo, è perché lo fanno in troppi.

    Il mio commento precedente, che ti sembrerà spocchioso e snob, racchiude un senso. Nell'impostazione del post, nella formattazione, in quei grassetti e in quella domanda finale posta ai lettori (stai certa che chi vuole commentare lo fa a prescindere, non ha bisogno di essere imboccato) si percepisce "puzza" di guru dei blog, dove per "guru" - a scanso di equivoci - non intendo Lisa Agosti ma coloro i quali dispensano consigli per blogger volti a standardizzare i contenuti della rete.

    Se posso permettermelo, vorrei darti un consiglio: liberati delle lezioncine del tipo "dieci modi per rendere efficaci i tuoi post" e affini, perché ne risultano solo articoli senz'anima, simili nei toni e nei contenuti ad altri millemila post reperibili nella blogosfera.

    Se tizio viene qui è per leggere ciò che vuoi comunicare al mondo, non quanto sei stata brava a mettere in atto la lezioncina del sedicente copywriter di turno.

    Ecco, l'ho detto.

    Alessandro

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    1. Questa riflessione mi piace tanto.

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  11. Mi fa piacere che tu sia tornato, non avevo capito che il tuo commento nascondesse un senso recondito, l'avevo preso alla lettera, aveva addirittura pensato "Meno male che non sono solo io che mi scordo cosa volevo dire da un momento all'altro".
    Vorrei che il deagostibus fosse un divano comodo, di quelli già sfondati, su cui ci si sta in tanti ma ci si conosce tutti. Ci vorrà un po' perché il mio cuscino abbia la mia forma, e ogni tanto cambierò posto per vedere quale mi si addice di più e da dove posso vedere meglio tutti quanti i miei ospiti. Ti ringrazio per il tuo contributo, lo terrò presente, era un punto di vista che non avevo mai considerato. Io, per esempio, se non mi si invita a partecipare, non mi azzarderei a intervenire. Non mi sento abbastanza esperta per dire la mia a meno che non mi si renda noto che tutti sono i benvenuti, anche gli scrittori emergenti. Ed ecco perché ho bisogno di categorie, perché a chi mi chiede "chi sei" non dico più psicologa, né viaggiatrice, ma non mi sembra il caso di dire scrittrice senza precisare che non ho ancora scritto nulla.
    PS: ma dove vivi?!? A Reggio Emilia i truzzi non sono così truzzi! :)

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    1. è un truzzo medio, sono nato e cresciuto a Bari, ma da sette anni sono in Veneto. Cambiano le peculiarità, ma la mamma dei truzzi è sempre dannatamente incinta

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  12. Nella vita di tutti i giorni non mi presento mai come scrittore. Cerco di tenere separato questo aspetto dalla normale vita lavorativa, perchè non ritengo producente mescolare le due cose.
    Comunque col secondo libro in via di pubblicazione, da definizione ho ormai passato lo stadio di esordiente, quindi suppongo di potermi ormai fregiare del titolo di scrittore. Scrittore non molto famoso, diciamo. Ciononostante mi ha fatto male sentire una mia amica definire in rapporto a me una delle più famosi scrittrice fantasy italiane "vera scrittrice". Non l'ha fatto con cattiveria, l'ha detto senza pensarci, ma è stato lo stesso indelicato.

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    1. Complimenti! Come dici bene sul tuo profilo, uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mollato.
      Per diventare un Vero Scrittore forse devi sopravvivere a un rito di iniziazione tribale :)

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  13. Ciao Lisa, complimenti per il blog, l’ho scoperto da poco e trovo il tuo argomentare ispirato.

    Io però per natura mando a quel paese tutti coloro vogliono inculcare il pensiero positivo. Leopardi povero figlio si sentirebbe ancora più emarginato. Quindi manderei di buon grado a quel paese lo pseudo insegnante creativo d’America. Non è che se uno pensa d’essere un sasso diventa un sasso. Certo se pensi di diventare un bue e magari sei sposato è probabile che ti crescano le corna, ma quello è un altro paio di maniche, come direbbe Pietro Aretino che a lui piaceva cambiarle spesso.

    Sciarade a parte, secondo me ci si può definire benissimo scrittori. Ormai col self-publishing, ma anche senza self, la categoria è così tanto inflazionata che ha poco peso.
    Poi, siccome a me piace essere anticonformista, dico che sono uno “scrivente”.

    Colui che scrive.

    Cosa scrivo non si sa, dalla relazione programmatica al divino commediante, ma tanto non gliene frega lo stesso a nessuno, impressioni gli altri e fai bella figura.

    Più positivo di così come pensiero… :)
    Marco

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    1. Ciao Marco, grazie per le grasse risate che mi hai regalato col tuo commento!
      A me me ne frega invece di quel che scrivi, ma il tuo profilo G+ è piuttosto criptico... e non mi pare che tu sia quel Marco Amato che legge l'oroscopo su youtube :)
      Ti va di condividere qualche tuo scritto con noi? Posta pure link, blog, puoi incollare un intero poema epico nei commenti se vuoi!

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    2. Ti ringrazio per la fiducia. Ho consultato le stelle e forse esageri. Ma sul serio c’è un tizio omonimo che fa oroscopi? Stanotte non dormo. Ti dicessi cosa penso dell’oroscopia come minimo il linciaggio da parte di un Saturno contro di me, non me lo toglierebbe nessuno.

      Effettivamente il mio profilo G plus latita, ma io latito in tutto nei social.

      Sul web ci lavoro e ne son stanco. Curare i profili al momento non mi garba. In compenso preparo il botto.

      Ho il mio romanzo in revisione. Poi dovrò passare dalle legnate dell’editor e si pubblica in self publishing.

      È qualcosa di interessante. Ma ammetto che il mio giudizio è di parte. Appena ci sarò, nel 2015 ormai mi piacerà informarti visto che mi hai chiesto. Ti spedirei anche una copia omaggio, ma Vancouver (caspita che bello) è lontana. Vedremo a suo tempo. Magari gli astri mi condannano domani.

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    3. La priorità deve sempre essere scrivere, curare i social richiede tempo e pazienza.. aspetto il botto con trepidazione. Fammi sapere e non importa dove sarò perché tanto io leggo tutto sul Kindle. Ci sarà una versione digitale, vero?

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  14. Certo. Soprattutto digitale.

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  15. *si segna di tornare al più presto a commentare*

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