3.10.14

Cosa motiva un personaggio

La settimana scorsa abbiamo visto come nasce un personaggio, oggi cercheremo di capire che cosa ne guida i passi.

Come lettori, la trama dei libri che amiamo può essere assolutamente impossibile, assurda all'ennesima potenza, fantasy, distopica, paranormale, schizoide, splatter. Più è inaspettatamente incredibile più ci piace.
Allo stesso tempo, il solo modo per lasciarci trasportare in questo mondo e crederci è che a vivere tale trama sia un personaggio credibile, vero, fedele alla sua immagine e al suo carattere, ai suoi difetti, alla sua motivazione.
Se il personaggio non è credibile il lettore si sentirà preso in giro o perderà interesse, sarà distratto e potrebbe decidere di abbandonare la lettura.


Come si crea un personaggio credibile?


Per creare un personaggio credibile dobbiamo guardarlo, viverlo e ascoltarlo.

Guarda: l'aspetto fisico, il comportamento, i gesti. Sappiamo già l'importanza di soffermarci a osservare il vicino, il capo, la moglie, il gatto di Sempronio, il salice piangente che potrebbe aiutarci a descrivere la postura prepuberale di Tizio.

Vivi: il passato, il presente, il futuro. Da dove arriva Caia? In che famiglia è cresciuta? Com'è arrivata nella storia che stiamo raccontando? Come influenzerà la trama, gli altri personaggi e il finale? Mentre parliamo, guidiamo, dormiamo, facciamolo come lo farebbe Caia, diventiamo il nostro personaggio e viviamo il mondo così come lo vede lei.

Ascolta: quali sono le emozioni, le motivazioni, i desideri, i sogni nel cassetto di Tizio? Cosa ci è venuto a dire? Ogni personaggio nasce in noi per rappresentare una qualche nostra parte subconscia inespressa che spinge per uscire. Lasciare che si esprima è allo stesso tempo ciò che ci fa paura e ciò che ci spinge ad andare avanti. 
[(Ci tengo a precisare che questi sono miei trip mentali personali che non hanno alcuna validazione scientifica... non è che a Psicologia ci insegnano queste cose). Infatti, ce ne insegnano di peggio.]


Cosa motiva un personaggio?


Possono esserci tante risposte a questa domanda, ecco alcune alternative:
  • Sicurezza
  • Amore
  • Avventura
  • Soldi
  • Vendetta
Può capitare che mentre scriviamo una scena non riusciamo a decidere come si comporterà un personaggio, non sappiamo come si evolve la storia, siamo indecisi su cosa succederà. 

Un esempio
Caia sta camminando per strada, è quasi buio. Una limousine si ferma a pochi metri davanti a lei, il finestrino si abbassa e Mister Big si affaccia, invitandola a salire con un sorriso machiavellico. Cosa farà Caia? Accetterà l'invito? Dipende se a muovere i suoi passi è il profumo dei soldi, se il fidanzato la sta aspettando al ristorante all'angolo, oppure se è armata e sta andando a sgozzare il suo acerrimo nemico.

Macabro ma vero


Per scoprire quali sono le motivazioni di un personaggio, cosa muove i suoi passi, come prende le decisioni, può esserci d'aiuto scrivere il suo necrologio.

Un esempio


Un giorno anch'io sarò stella, ma non in cielo, che ali non porto
Sarò stella marina, cullata dalle onde, risplendente di coralli”

Il giorno 30 Febbraio si è spenta pacificamente nel sonno Caia.
Ne danno il doloroso annuncio il padre, la madre, e gli innumerevoli amici da tutto il mondo. Dopo un'infanzia felice e serena, Caia ha scelto una vita di povertà e condivisione a scapito del sereno focolare famigliare. Ha donato un sorriso in ogni angolo del mondo e ha sempre lottato per l'uguaglianza e la libertà. 
Dopo le esequie si proseguirà per la cremazione. L'estremo saluto avverrà presso la scogliera di Ognibbene dove una congregazione di rock star internazionali si esibirà in concerto. Niente fiori ma opere di bene.



Caia sta camminando per strada, è quasi buio. Una limousine si ferma a pochi metri davanti a lei, il finestrino si abbassa e Mister Big si affaccia, invitandola a salire con un sorriso machiavellico. 
Salirà sulla limousine Caia? NO!
E se Mister Big fosse il Big Lebowski? Allora Sìì!
Facile, no?


L'angolo del follower


Avete mai usato questa tecnica per scoprire le motivazioni dei vostri personaggi? Quali altre tecniche avete usato e trovato utili? Salireste sulla limousine? I vostri commenti sono sempre ben graditi.

Buone parole a tutti!









Jeff Bridges in "The Big Lebowski" (1998)

16 commenti:

  1. Tu scrivi: "ogni personaggio nasce in noi per rappresentare una qualche nostra parte subconscia inespressa che spinge per uscire. Lasciare che si esprima è allo stesso tempo ciò che ci fa paura e ciò che ci spinge ad andare avanti." Credimi: questo non è un trip mentale ma una cosa talmente vera che può quasi sembrare ovvia.
    Tutto ciò che nasce dalla nostra mente, in un certo senso ci appartiene. è qualcosa che ci pungola nel profondo. Per comprendere le motivazioni del personaggio, quindi, può essere utile comprendere a quale bisogno inespresso faccia appello. Ma, soprattutto, imparare a SENTIRLO nel profondo.
    Dopo aver creato la scheda e dopo avergli fatto muovere qualche piccolo passo sulla pagina, man mano che i suoi movimenti smetteranno di essere guidati da noi. Diventeranno autonomi, spontanei. Di conseguenza, anche le sue motivazioni saranno palesi e facilmente intuibili!
    P.S. Anche quello sulla motivazione era un posto che avevo in mente di scrivere a breve. Credo che io e te siamo decisamente telepatiche ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie writing coach, non avrei saputo dirlo meglio!
      PS: decisamente telepatiche, ma anche circa allo stesso punto nella stesura del romanzo, il che ci porta ad interrogarci sulle stesse questioni! A proposito, il tuo posto sui neologismi ha ricevuto commenti che mi hanno fatto accapponare la pelle e ho deciso di posporre il mio per evitare di essere troppo polemica! Sono ancora inalberata!

      Elimina
  2. D'accordo con la prima parte: bisogna visualizzare bene e anche vivere il personaggio, anche se io sono pigro in questo.

    Non vedo, però, come possa essermi utile scriverne un necrologio :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vediamo se riesco a convincerti con un esempio:

      Mentre creavo la trama del mio romanzo mi serviva una scusa per far partire un personaggio per un viaggio a cui non avrebbe voluto partecipare. Non riuscivo a renderlo credibile, ogni motivazione mi sembrava forzata.
      Scrivendo il necrologio ho riflettuto sul futuro di questa persona, un giovane confuso e perditempo che invece morirà ricco e contornato da una numerosa famiglia. Così ho scoperto che la vera motivazione di questa persona è l'ambizione, il superamento di se stesso e dei propri limiti.
      Ciò ha reso la partenza per il viaggio credibile, anzi, ovvia. E solo avendolo chiaro in mente riuscirò a passare questa convinzione al lettore, che ci crederà.
      L'utilità sta nell'evitare azioni ridicole come la bambina che scende in cantina di notte da sola perché ha sentito un rumore sinistro!

      Elimina
  3. Certe volte mi piace immaginare il personaggio che si sfoga con me in momenti un po' fuori controllo, ubriaco o furioso o depresso. Lo ascolto, magari gli faccio anche qualche domanda che lo mandi ancora più fuori dai gangheri. Oppure provo a immaginare cosa vorrebbe che gli amici pensassero di lui, come vorrebbe essere ricordato (eddaie!), che contrapposto a ciò che gli amici pensano davvero di lui aggiunge qualcosa al quadro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto, direi che lo scopo è lo stesso, forse il tuo metodo è meno macabro, ma si tratta sempre di aggiungere qualcosa al quadro, dare spessore e credibilità al personaggio.

      Elimina
  4. Il necrologio proprio non sarei in grado di scriverlo! Neppure per i personaggi che uccido! Le loro motivazioni? Spesso li metto nelle condizioni "nuota o muori" e li scopro tutti molto motivati a cercare di sguazzare.
    Invece mi ritrovo molto su tutta la parte della creazione del personaggio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Presto leggerò il tuo nuovo romanzo "Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico" e vedrò la tua tecnica in azione. Intanto complimenti!

      Elimina
  5. La verità? Be' io non sono proprio in grado di razionalizzare un personaggio. Se devo riflettere per caratterizzarlo ho già perso in partenza. Il mio personaggio nasce da solo, già dotato di una sua identità. Io però ancora non lo conosco quando viene fuori. È la storia, il percorso che quel personaggio farà, a farmelo conoscere. In fondo non è, almeno in parte, proprio questo il senso di una storia?

    RispondiElimina
  6. Sì, certo, mi pare di capire che alcuni scrittori abbiano bisogno di più tecniche e suggerimenti di altri che, al contrario, seguono il loro istinto.
    Mi pare anche che più uno scrittore ha esperienza meno ha bisogno di consigli ed espedienti. Forse scrivere il necrologio, fare la scheda del personaggio, dividere la trama in capitoli e sottocapitoli, sono tutte strategie che permettono al principiante di concentrarsi su processi mentali nuovi, mentre chi ha già pubblicato ha sufficiente pratica e confidenza per procedere più liberamente, seguendo l'istinto e l'ispirazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che tu abbia detto una grande verità ed è proprio sull'esperienza, la sua necessità, che sto riflettendo ultimamente...

      Elimina
  7. Io uso a volte uso la tecnica dell'immedesimazione, provando a immaginare le scene come le vedrebbe il mio protagonista. Sa un po' di Stanislavskij, ma può essere utile.

    P.S. = Il grande Lebowski è uno dei miei film preferiti. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grande Marco, anch'io adoro Lebowski, l'avrò visto quaranta volte ma riesce ancora a entusiasmarmi. Sai che c'è addirittura una religione ispirata a lui? Il Dudeismo. Si può diventare preti "dudeisti" online, si paga e ti mandano il certificato :)

      Elimina
  8. L'avevo sentito in effetti...

    RispondiElimina
  9. Anch'io cerco di immedesimarmi nei miei personaggi e, molto spesso, sono loro a tirar fuori qualcosa di mio. Come dice Chiara, in qualche maniera tutto ci appartiene, ma allo stesso tempo ogni personaggio assume autonomia e vita propria.

    RispondiElimina
  10. Sono d'accordo, tutti i miei personaggi hanno qualcosa di me e hanno anche una parte tutta loro che mi lasciano scoprire pian piano, sorprendendomi.

    RispondiElimina