12.11.15

Con sta pioggia e con sto vento


Ogni anno, nell'undicesimo giorno dell'undicesimo mese, alle ore undici e undici minuti, un'intera nazione osserva un minuto di silenzio in onore dei veterani di guerra. Gli abitanti del mio piccolo paese, così come gli abitanti del resto del Canada, si riuniscono nella piazzetta antistante la legione, ascoltano le storie di ragazzi mandati in battaglia, le tristi trombe in memoria dei defunti, il coro locale e il microfono che chiama i nomi di coloro che si sono sacrificati per la patria e di coloro che si prodigano ogni giorno per proteggere il prossimo. Per finire, la banda, armata di tamburi e cornamusa, marcia fino all'ingresso della legione e i kilt blu si mischiano alla marea di papaveri rossi appuntati su ogni cuore.

Remembrance Day, 11/11/2015, B.C. Canada

Ieri, dopo la funzione, la luce del sole è sparita dietro le nubi e la luce elettrica è sparita nella tempesta, monito di quanto alla Natura basti un attimo per rovinare i nostri piani. Il meteo prevede un weekend di pioggia e vento, sono rintanata in casa e spero che la carica del computer mi basti per scrivere qualche ora ancora.
Alla prima occasione pubblicherò questo post, intanto faccio bollire l'acqua sul camino e faccio i compiti per il corso di scrittura a cui, tempo permettendo, parteciperò sabato pomeriggio. Il corso è organizzato da Kathryn Para, autrice di un solo romanzo, Lucky, la storia di una foto-reporter canadese, promiscua e alcolizzata, che soffre di disturbo post-traumatico da stress in seguito a un periodo passato tra Iraq, Israele e Egitto durante il quale è stata tenuta in ostaggio e ha assistito alle più basse brutture umane. Ho conosciuto Kathryn il mese scorso, quando ha ospitato il corso di scrittura con Betsy Warland a casa sua, in Gibsons. Chi avrebbe mai detto che una dolce biondina con un ottimo gusto per l'arredamento potesse avere dentro di lei una storia così cruda, raccontata da un personaggio decisamente disturbato.
Kathryn ci ha dato i compiti per sabato:
1) Devo portare un paragrafo riassuntivo che presenti il mio romanzo, una sorta di lettera di presentazione a un'eventuale editore, come quelle che sono state mandate a Michele Scarparo per la rubrica Acchiappami. Se non sono riuscita a scrivere la sinossi in italiano, figuriamoci in inglese. Mi sta fumando il cervello.
2) Devo fare lo stesso per un libro o un film che mi è piaciuto, introdurre i personaggi e spiegarne la trama. Questo compito l'ho già fatto e mi è risultato più semplice, forse perché ho scelto un libro leggero, di Marian Keyes, dalla trama abbastanza lineare, al contrario del mio romanzo che è una matassa di vari caos sovrapposti, degno di una telenovela sudamericana.
3) Infine, devo portare una burning question, non meglio specificata. Che cosa voglio chiedere a Kathryn, a un corso su "Plot & Structure", cioè incentrato sulla trama e la struttura del romanzo? Quello che vorrei sapere è come va a finire il mio libro, ma temo sia una domanda a cui solo io posso rispondere...

Se aveste la possibilità di fare una domanda scottante a un'insegnante di scrittura, cosa chiedereste?
PS: se dovesse andar via la luce, potrei tardare a rispondere ai vostri commenti... Ehi! Non approfittatevene per non commentare... voi non avete la scusa del blackout!

31 commenti:

  1. "Nessuno insegna a un pettirosso a volare... per cui, date le minime regole di grammatica e sintassi imparate in contesti istituzionali, c'è davvero qualcosa che puoi insegnarmi, se quello di narrare è un istinto insito nella stessa natura umana? Il rischio non sarebbe di emulare il tuo modo di scrivere - o quello di un altro - a discapito di uno stile che mi sarebbe proprio e personale e quindi legittimo e veritiero?"
    Avevi detto una domanda scottante, eh... :)

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    1. Bella domanda... adesso però me la traduci tu in inglese! ^ ^

      Se qualcuno mi facesse questa domanda, risponderei citando la gabbianella e il gatto! :D

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    2. "No-one teaches a robin to fly... since you got the basic grammar and syntax rules, learned in institutional contexts, and we can also say the telling is a congenital instinct of the human nature, is really there something that you can teach me? Maybe I don't get the hazard of emulating your very way of writing - or another one's way - to the detriment of one which could be mine and personal and, by this way, rightful and trueful?"

      Non so... potrebbe andare? Il mio inglese non è proprio eccellente e ammetto che era una domanda strutturata in maniera complessa... :)

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    3. E Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è un ottimo romanzo di formazione, oltre a essere una fiaba bellissima. :)

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    4. Incredibile! L'hai tradotto davvero! Allora aggiudicato: domani farò questa domanda, e vediamo se mi sbattono fuori :D

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  2. Grazie per la citazione :)

    La mia domanda è: "Posso stare un po' con te a guardare mentre lavori?" Le attività artigianali (e la scrittura lo è) si sono sempre imparate così. Però a te serve una domanda fattibile: prima di tutto, quindi, dai un'occhiata ai commenti negli acchiappami perché da qualche parte c'è un link a qualcuno che dice come scrivere una sinossi. In seconda battuta: perché no? Io le chiederei proprio la domanda che ti fai tu. È chiaro che la storia è la tua, ma vedere come affronta lei il problema può essere istruttivo. Oppure: stai penando con la revisione, no? Perché non porti una delle pagine che meno ti piacciono e le chiedi: "cosa dovrei fare, qui?"

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    1. Parli del guest post di Marco Amato?

      Ieri ho riletto una tua vecchia mail, in cui mi spiegavi il ciclo goal-conflict-disaster-reaction-dilemma-decision, e per la prima volta ho capito! Me l'ero stampata perché ai tempi era troppo difficile. Il prossimo step sarà capire i MRUs... ^o.O^

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    2. :)
      MRUs: vanno alternati spezzoni di testo in cui la scena è descritta oggettivamente, seguiti da altri che invece descrivono azioni e reazioni del tuo POV. In pratica, stai dando al lettore la possibilità di mettersi nei panni del personaggio: vede la scena con lui e ha le stesse informazioni, poi può confrontare cosa sarebbe successo se lui fosse stato *al posto* del personaggio.
      Questo è un meccanismo un po' banale, forse, che però ha il pregio di aiutare chi legge ad immedesimarsi nel punto di vista che stai raccontando.

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    3. Passare dalla terza persona alla prima mi sta aiutando in questo senso, perché la prima stesura non era altro che un noioso elenco di azioni. Lo scopo era il show, don't tell, ma il risultato era il sleep, don't read.

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    4. Il link era di Maria Teresa nell'Acchiappami di Marina.

      Qui la discussione:
      https://michelescarparo.wordpress.com/2015/10/30/acchiappami-n-6-marina-guarneri/

      Qui il link diretto:
      http://www.altroevo.com/come-scrivere-la-sinossi-1/

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  3. Io penso che le domanderei cosa fare e quali passi muovere per trovarmi un lavoro nel campo dell'editoria e in che modo è riuscita a conciliare la scrittura con la propria professione, che lascia poco tempo da dedicare alla propria arte.
    In questo momento con i problemi tecnici mi sto arrangiando. Ma sul piano esistenziale arranco. E - specialmente questa settimana che ho una scadenza importante - la mancanza di tempo mi deprime alquanto. Ho la sensazione che se sciolgo questi due nodi nella mia vita, la scrittura può prendere il volo...

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    1. Per quanto riguarda la professione di Kathryn... credo che lei non faccia altro... le gioie di avere un marito ricco, suppongo :D
      So che nel 2004 ha realizzato un musical teatrale, "Honey", ma non so se ha fatto successo.

      Spero che con l'avvicinarsi delle vacanze di Natale tu possa avere un po' più di tempo libero da dedicare a quello che ti importa davvero!

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  4. Domanda scottante da fare all'insegnante: perché scrivi? Potresti dipingere, scolpire la pietra, modellare la creata; invece scrivi: perché?

    Qual è la guerra suddetta? la seconda mondiale?

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    1. Domanda interessante, molto psicologica. Probabilmente mi dirà che fin da quando era bambina le è piaciuto scrivere... come quasi tutti gli scrittori!

      Guerra in generale, non una in particolare.

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  5. Domanda: come hai reagito alla voglia di mollare tutto? Perchè ti è capitato, vero? Bacione Sandra, bella foto!

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    1. Ottima domanda! È vero, capita a tutti.
      Grazie!

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  6. "Ti sei mai calata nei panni di chi vive il blocco dello scrittore? Esiste una ricetta magica per produrre nuove idee o un modo per ritrovare l'ispirazione perduta?"

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    1. Non vorrei essere in lei e dover inventare una ricetta magica così, su due piedi!
      Vedremo come reagisce!

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  7. Come si trova il tempo di scrivere e se non lo trovi significa che non ne hai la necessità?

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    1. Domanda perfetta, ma non per questa insegnante, perché credo che non faccia altro che scrivere... non ha figli, non lavora, scrive a casa... il tempo non le manca!

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  8. Vedi che le rubriche di Michele servono anche in Canada! Comunque è sempre più interessante il tuo corso di scrittura, la domanda scottante da fare potrebbe essere davvero quella del blocco dello scrittore, condivido con Marina, cosa fare in questi casi?

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    1. Spero che non mi risponda "continua a scrivere" perché ormai l'ho sentito dire mille volte!

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  9. Chiederei come si scrive un incipit efficace, un primo capitolo che catturi l'attenzione del lettore e lo costringa a rimanere attaccato al romanzo.

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    1. Non sarebbe male se ci fossero regole fisse per la costruzione del primo capitolo.
      Ho letto tanto sull'argomento, ma non mi sembra che ci sia una risposta universale. Del resto, non esiste nemmeno un lettore "universale" e la varietà è una risorsa.

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  10. Mi piacciono i corsi che segui!
    Quando ero io a seguirli, alla fine, dopo un certo grado di conoscenza reciproca, facevo la domanda: "ma secondo lei ha senso che io continui a scrivere?"
    Col senno di poi, forse era ovvio che nessuno dicesse apertamente a un alieno del corso di darsi all'ippica...

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    1. In effetti un insegnante che dica "smetti di scrivere" si dà la zappa sui piedi... e poi scrivere non è una scelta, è un bisogno, giusto? Quindi anche se ti avessero detto "smetti di scrivere" non avresti potuto...

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  11. Stavo per dire: chiederei qual è il mio peggiore difetto. Sì, forse lo farei, ma dovrei stimare molto il maestro, lui dovrebbe conoscermi bene, e poi non avrei paura di credergli? Non perché mi senta perfetta, ma perché il giudizio di un essere umano ha un valore limitato, che sia di un maestro o di un lettore qualunque. Mi piace sentire cosa hanno da dare i maestri, ma non chiederei niente.

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    1. Sei sicura di voler sapere la risposta? :D

      Comunque, ai miei occhi di difetti non ne hai. Pacca sulla spalla. Se hai tempo leggi il nuovo post, che è uscito oggi, e dimmi cosa ne pensi. Nei tuoi romanzi sei abbastanza brava a rispettare gli elementi base del romanzo, dove l'hai imparato?

      PS: come si chiama il terzo personaggio, quello che arriva a metà storia e cambia le carte in tavola? Ne hai parlato in un post ma non riesco a trovarlo, era un nome tipo colluttore, o colluttorio... :D

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    2. Arrossisco (senza smiley)! Grazie. :) Ho imparato quello che so da una cinquantina di manuali e dalle mie letture indefesse. Per il colluttorio, invece, prova il Liste... no, dicevo, prova qui: http://scriverevivere.blogspot.it/2014/10/scrivere-con-il-catalizzatore.html.

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    3. Colluttore, catalizzatore... sempre meglio di un clistere ;)

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