21.10.15

Corso di scrittura - in una galleria d'arte


La settimana scorsa vi ho chiesto di immaginarvi in una galleria d’arte: come guardate le opere esposte? Dove vi posizionate? Come vi muovete? Cosa pensate? State sempre alla stessa distanza dalle opere? Passate in rassegna i quadri in ordine di esposizione o tornate sui vostri passi? Riflettete allo stesso modo su ogni quadro oppure alcuni catturano la vostra attenzione più di altri? 

NB: vi consiglio di SCRIVERE LA VOSTRA RISPOSTA IN MODO ESAUSTIVO prima di continuare a leggere.

Ho raccolto le risposte più popolari, tra i commenti al post sul secondo giorno del corso di scrittura con Betsy Warland:

- Passo in rassegna i quadri in ordine di esposizione, salvo poi tornare sui miei passi per guardare una seconda (o terza) volta qualcosa che m'ha colpito.

- Mi piace dare uno sguardo generale alla stanza, poi mi avvicino all'opera che mi colpisce di più, poi ancora mi allontano, la guardo da un'altra angolazione e solo alla fine leggo le informazioni offerte dal museo.

- Seguo l'ordine di esposizione, soffermandomi sui quadri che mi colpiscono di più. Inizialmente, mi piace guardarli da una certa distanza, per avere un'idea dell' insieme; poi, mi avvicino per osservarne i dettagli e coglierne le sfumature. In me, lo stesso dipinto può suscitare sensazioni diverse se osservato a differenti distanze. 

- All'inizio seguo tutti i quadri con interesse e mi fermo davanti a ciascuno. Poi - soprattutto se le opere esposte si somigliano, inizio a fermarmi solo presso le opere che attirano la mia attenzione.

La maggior parte di noi, dunque, entra in una stanza, si guarda intorno, poi va verso ciò che attrae maggiormente la nostra attenzione. Besty chiama questo metodo "approach-retreat-return". Quando scriviamo la scena di un romanzo, dobbiamo fare la stessa cosa. Prima, trasmettiamo al lettore una visione panoramica d'insieme, poi puntiamo l'attenzione su qualcosa di interessante, e ci avviciniamo per scoprirne in dettaglio ogni sfumatura, ogni gesto, ogni occhiata, ogni parola, ogni emozione. Infine riprendiamo una certa distanza, in modo da poter passare oltre. 

Il rischio dello scrittore è di rimanere sempre alla stessa distanza, perché sa per esperienza di esser bravo a scrivere da dove si trova. Alcuni sono bravi nelle descrizioni, altri nei dialoghi, altri ancora sanno bene come entrare nella testa dei loro personaggi. Questa posizione è allettante ma statica, per cui va combattuta.
Pensate di entrare in una galleria d'arte e passare tre secondi davanti ogni quadro, senza mai avvicinarvi alle opere, senza mai tornare sui vostri passi. Che noia mortale! Lo stesso vale per un film di sole panoramiche, ci farebbe addormentare, mentre un film di soli close-up ci farebbe ammattire. Lo stesso vale per un romanzo di sole descrizioni, o di continue seghe mentali, o tutto dialogo e niente azione.

Quando scriviamo, creiamo movimento avvicinandoci e allontanandoci dalla scena. Ognuno di noi ha un suo modo specifico di farlo.  

- Se il quadro mi colpisce, mi sposto avanti e indietro, su e giù. Cerco di osservarlo da tutte le angolazioni.

- Mi avvicino, ma non troppo: mi piace poterli osservare nella loro interezza (di solito mi colpiscono maggiormente i quadri grandi a quelli piccoli).

- Alle mostre d'arte mi stufo facilmente... se una mi piace, posso anche sedermi sulla panchetta e rimanere a guardarla per ore.

- Mi avvicino parecchio. Torno anche sui miei passi per riguardarne qualcuno (se chi è con me non mi trascina via). 

Se facciamo fatica ad avvicinarci significa che abbiamo paura di quel che vogliamo dire: ci vergogniamo di metterlo nero su bianco, ci preoccupiamo di quel che diranno i nostri parenti, temiamo che qualcuno si riconosca nel personaggio unto, grasso e odiato da tutti, ci auto-castriamo per paura del giudizio altrui. 

L'importante in questo caso è NON CANCELLARE NULLA di quel che scriviamo. Lasciamolo in fermentazione, dimentichiamocene. Ci saranno giorni in cui saremo più aperti (possibilmente inebriati) e in contatto con le nostre emozioni, e col passare del tempo magari ci sembreranno meno paurose e riusciremo a gestirle sul foglio.

Douglas Coupland: everywhere is anywhere is anything is everything (Vancouver Art Gallery)

Oltre alla distanza dal quadro, ognuno di noi "vive" l'esperienza della galleria d'arte in modo diverso. Questo ci rende osservatori unici, scrittori originali, persone inimitabili.

- Mi piazzo lì di fronte e inclino la testa da un lato, poi dall'altro, torno dritta, inclino di nuovo. Dopo mi guardo intorno per capire se sono l'unica che è affascinata da quell'opera oppure no, con una faccia da tontolotta che ha dimenticato gli occhiali a casa. 

- Guardo rapidamente i primi due-tre quadri, poi trovo un angoletto comodo, mi ci accuccio e ronfo.

E non dimentichiamo che la vista è solo uno dei cinque sensi:

- I quadri, mi piace guardarli ma soprattutto toccarli: io vorrei poter provare le stesse sensazioni del pittore, che con l'opera ha un rapporto fisico, non certo solo ottico. 

Ricapitolando:


- Avvicinati e allontanati dalla scena mentre scrivi.

- Registrati mentre leggi quel che hai scritto. Riascoltandoti saprai sentire il momento in cui è giusto separare i paragrafi (che non devono essere tutti uguali) e quando è il caso o meno di mettere i "lui disse" e "lei disse". 

- Fidati del tuo lettore, non temere il suo giudizio, non preoccuparti che sia troppo idiota per capire quel che stai cercando di trasmettere.

- Sii te stesso e lasciati andare, vivi la scena come ti senti. (Facile, no?)


38 commenti:

  1. Mi piace, questa cosa. Mi piace molto :)
    Bisogna che ci rifletta su "a modo"...

    RispondiElimina
  2. Quanto della scrittura si impregna di quello che siamo... E non mi riferisco solo ai pensieri.
    Mi piace tanto l'idea di sperimentarla prendendo spunto dal modo in cui ci approcciamo alle situazioni di vita quotidiana.
    Tutto sembra diventare un po' più speciale;
    anche solo guardare dal finestrino.
    Buona giornata e grazie :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ogni gesto quotidiano può diventare speciale se solo ci fermiamo a pensarci.
      Grazie a te e buonanotte :D

      Elimina
  3. Della distanza non ricordo di aver parlato. Solitamente alle mostre d'arte mi muovo fino a trovare quella giusta, che dedico al quadro preferito. La panchetta è di solito in una posizione ottimale per vedere l'opera nella sua interessa: se riuscissi ad avere una panchetta anche quando revisiono (perché in fase di stesura mi piace "buttarmi" nella scena) sarebbe perfetto! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La panchetta della revisione andrebbe inventata. La mia si muove in circolo a velocità da lumaca ed è circondata da una musichetta stile ninna-nanna... impossibile rimanere svegli! Se ci si siede non ci si alza mai più. E infatti la mia revisione va avanti come un gambero!

      Elimina
  4. Sai che penso che tu abbia frequentato proprio un super corso? È molto bella la similitudine con la galleria d'arte e anche molto calzante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Finora è stato il corso più bello che ho fatto! Ne è valsa proprio la pena.

      Elimina
  5. La tontolotta ha comprato gli occhiali nuovi. Se quelli di prima erano giganti questi bastano per due persone. Cambia qualcosa ai fini del corso? :D

    RispondiElimina
  6. Mi piace questa cosa di partecipare al corso attraverso i tuoi post ;-)

    RispondiElimina
  7. Fantastica questa osservazione, hai raccontato qualcosa di importante e in modo semplice. Grazie. Ora abbiamo un approccio diverso alla scrittura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi fa piacere che ti sia piaciuta! Grazie a te.

      Elimina
  8. Cerco di essere me stesso sempre; credo che questo non si possa negare. Solo... la prossima volta non la possiamo organizzare da qualche altra parte la lezione? La galleria d'arte mi fa calare la palpebra... Andiamo in giro in risciò, invece, e osserviamo la gente! Ci stai? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai che andare in giro in risciò è faticosissimo? Però se pedali tu ci sto! Io sto di fianco e ti dò gli ordini :D

      Elimina
    2. Sapevo che finiva così... -.-'

      Elimina
    3. Tanto tu sei super-atletico, non ti verrà nemmeno il fiato corto...
      Mi metto subito a dieta (ingrassante) ^^

      Elimina
  9. Quanto mi piace questo corso di scrittura, mi fa scoprire cose di me che non immaginavo. Io mi avvicino molto ai quadri e ci torno anche su, questo vuol dire che non ho paura di quel che voglio dire (io pensavo il contrario) allora è vero che nella scrittura scopro me stessa.
    Ecco però mi sa che devo concentrarmi di più sulla visione di insieme...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi fa piacere che ti piaccia!
      Che nella scrittura scopriamo noi stessi è un fatto innegabile.

      Elimina
  10. Approccio inedito e "ribaltante". Mi piace molto come lo descrivi, quell'allontanarsi e poi riavvicinarsi scrutando i nostri stessi atteggiamenti. Ci rifletterò.
    Grazie per aver condiviso questa tua esperienza.
    Un abbraccio.
    Stefi

    RispondiElimina
  11. @Guido Sperandio: Google si è mangiato il tuo commento durante la notte, ma mi è arrivata la mail di notifica. Ricambio e ti ringrazio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Ti leggo ora grazie al link su Pendolante, a firma di quella splendida foto (Vancouver), spero che stavolta ti arrivi il messaggio, entrare nel tuo blog è un casino!
      Faccio un tentativo ultimo... non mi accetta come Wordpress... non capisco...

      Elimina
    3. stavolta per fortuna ha funzionato!
      Mi fa piacere che ti piaccia la foto, avrei preferito fotografare qualcuno che leggeva un libro ma NESSUNO sull'intero traghetto aveva in mano un libro!
      Solo iPAD e iPHONE, qualche laptop... e tre persone leggevano il giornale.
      Fa riflettere... per chi scriviamo se nessuno legge? :D

      Elimina
    4. Forse leggevano eBook :-)

      Elimina
    5. eccolo, l'eterno ottimista... :D

      Elimina
    6. Non è difficile capirlo: sta stanno fissu sulla pagaina probabilmente stanno leggendo, se invece con le dita continuano a palpognare(TM) lo schermo... ahia! :-)

      Elimina
    7. Oggi ci ho fatto caso, una signora non capivo se leggeva o giocava, mi sono avvicinata per bene, finché se n'è accorta e mi ha guardato con sguardo tra l'interrogativo e l'infastidito... io mi sono subito scusata, sorry, excuse me, are you reading or are you palpognaring? :D

      Elimina
    8. E che stava facendo? Spalpognava? :D

      Elimina
    9. Allora il manuale suggerisce di emettere luci, lampi e scintille e di pronunciare con voce cavernosa "SEI TU UN DIO?", la signora deve rispondere "no" e tu chiudi con... (vediamo se hai studiato!)

      Elimina
    10. Voto: 101 e lode ^_________^

      Elimina
  12. Interessante questo articolo! Mi piace molto pensare alla telecamera dell'autore che si sposta per offrire al lettore gli scorci giusti. Sul "sii te stesso e lasciati andare", ecco... è sufficiente a farmi dimenticare chi sono. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo :D
      Ma continueremo a provarci!
      Grazie.

      Elimina