Oggi vorrei riprendere la riflessione sullo scrittore vasaio, capace di creare un intero mondo fittizio con un singolo gesto continuativo, permettendo così al lettore di non svegliarsi mai dal sogno narrativo. Ogni distrazione viene eliminata dallo scrittore in fase di revisione, ponendo attenzione al ritmo della storia, ai contenuti della trama e alla coerenza dei personaggi. A monte, è necessario avere tra le mani il tema giusto da trattare. Ogni persona ha interessi diversi ed è impossibile trovare un tema che piaccia a tutti, per cui quando ci si trova a decidere di cosa scrivere è meglio scegliere qualcosa di cui si è profondamente appassionati, in modo da assicurarsi che almeno parte dell’entusiasmo sia trasmessa ai lettori.
Il tema è infinito
Molti scrittori si rivolgono ai classici e tentano di imitare il loro modo di scrivere e i loro argomenti, senza tenere conto che con l’avvento della fotografia e di Internet (per non parlare dei pacchetti last minute) non si può più scrivere un intero capitolo, come si faceva un tempo, solo per descrivere un posto, per quanto esotico e mozzafiato.
Perfino gli atlanti sono stati surclassati da Google, non illudiamoci che i lettori siano più pazienti coi nostri romanzi. Chi legge, lo fa per uscire dalla sua realtà, vuole sentirsi partecipe del racconto, e questo è il segreto della grande letteratura di tutti i tempi: dare al lettore la sensazione di far parte di qualcosa di immenso. Ogni scrittore sceglie la sua propria immensità e cerca di trasmetterla ad anime affini. Nonostante i temi siano infiniti, ci sono tre temi che possono essere considerati universali, nel senso che interessano al 99,9% del pubblico. Non ricordo su quale manuale di scrittura ho trovato questa statistica, ma non credo farete fatica a crederci, perché è piuttosto ovvia.
I tre temi più quotati dai lettori sono, in ordine d'importanza:
1) la morte;
2) l'amore;
3) il potere.
Gli elementi sono finiti
Per scrivere di questi tre temi universali, e di tutti gli altri infiniti temi, abbiamo a disposizione un numero finito di strumenti.
“Non possiamo pensare alle cose, ma solo al loro nome” diceva Hobbes. In questa ottica, per costruire un argomento complesso dobbiamo usare l’astrazione, perché ogni elemento preso da solo ha un significato limitato, mentre in relazione con tutti gli altri elementi diventa qualcosa di più significativo. Non è questa la sede per approfondire il discorso, ma il tema può risultare ostico a un neofita della filosofia per cui eccovi un semplice esempio. Un pezzo di metallo curvo e bucherellato non è una gran scoperta di per sé, ma lo diventa se avvitato su un cilindro di vetro contenente del sale, perché ci permette di insaporire l’insalata al punto giusto.
Il numero di elementi a nostra disposizione per creare una narrazione è dunque limitato, per quanto nessuno possa dire con precisione quale sia tale cifra, certamente esorbitante. Ogni scrittore usa, più o meno consapevolmente, gli elementi della fiction, cambiandone il significato, la posizione, creando sovrapposizioni che portano a nuove, originali combinazioni. Prima o poi ogni combinazione possibile arriva a un finale, che a sua volta può essere solo di due tipi.
I finali sono due
Il tipico finale è la risoluzione: il caso è risolto, la coppia è ricongiunta, la pietra è ritrovata.
Il finale alternativo è l’esaurimento logico: gli eventi possono sempre e solo ripetersi in un circolo vizioso infinito, senza mai risolversi. Il protagonista alcolizzato ricomincerà sempre a bere, il delinquente fuggitivo verrà sempre riacciuffato, la moglie tradita riprenderà ogni volta il marito fedifrago in casa.
Questo secondo tipo di finale non dà molta soddisfazione al lettore, a meno che non si sia alla ricerca di una risoluzione intellettuale piuttosto che emotiva. Per la maggior parte dei lettori, scoprire che la storia non va da nessuna parte è come impegnarsi in una gara di velocità solo per scoprire che l’addetto alla misurazione si è dimenticato di far partire il cronometro. Il finale ad esaurimento logico lascia a bocca asciutta, non provvede quella catarsi che ci si aspetta dalla fiction. Per esempio, a molti non piace scoprire che il libero arbitrio del protagonista era illusorio, perché è un finale senza speranza, mentre un finale risolutivo, anche senza lieto fine, permette di sognare che anche i guai della vita reale, prima o poi, in qualche modo, passeranno.
L'angolo del follower
Oltre alle vostre critiche e commenti, come sempre graditissimi, sarei curiosa di fare una piccola statistica, se vorrete partecipare:
1) Quale tema vi interessa di più come lettori?
2) Quale tema vi interessa di più come scrittori?
(Se avete più scelte, cercate di metterle in ordine d'importanza decrescente, per favore).