Quest’anno non sono riuscita a rientrare in Italia, per quanto vorrei poter essere vicina ai miei genitori e ai miei amici in questo momento difficilissimo. Speravo di venire a Natale, poi a marzo, poi a fine marzo… ma le cose non migliorano e temo che dovrò ricominciare la stagione lavorativa in Canada senza realizzare questo desiderio. In compenso ho la grandissima fortuna di trovarmi in Messico, in un villaggio di pescatori composto da tre vie incrociate, in cui è abbastanza facile rimanere isolati grazie all’aria aperta e alla scarsa popolazione. Non mi dilungherò sui dettagli del mare e del sole per non invogliarvi a tirarmi una ciabatta. Parliamo piuttosto della gioia del tempo libero che mi ritaglio ogni mattina quando il buon Neil porta fuori la bimba e io posso finalmente tornare ai miei amati libri, quelli che leggo e quelli che scrivo.
Per quanto riguarda i libri che leggo, negli ultimi anni sono molti più quelli che abbandono rispetto a quelli che mi prendono abbastanza da arrivarci fino in fondo. Per fortuna ho trovato ben due romanzi che mi hanno conquistata e ho goduto nell’immergermi completamente nelle storie.
Il primo romanzo è Lungo petalo di mare di Isabel Allende (2019), una mia grande eroina fin dal suo debutto con “La casa degli spiriti” nel 1993.
Purtroppo non sono riuscita a scaricare il testo in italiano (misteri dell’internet) e il contenuto è troppo complicato per poterlo leggere in spagnolo quindi mi sono accontentata dell’inglese, che coi suoi pochi vocaboli deruba i testi di qualsiasi poesia. Per farvi un esempio, nella versione italiana e spagnola si racconta di un figlio che durante la guerra porta a casa un candelabro rubato e la madre va su tutte le furie, si lamenta di avere “una serpe in seno!” e glielo fa restituire. In inglese, la madre, irata, dice “cos’hai fatto?”
Che anticlimax! Così si perde tutta l’intensità della scena, la poesia intrinseca al modo di dire. Possibile che un inglese non possa intuire il significato di “a snake in my womb?”
Ma passiamo oltre. Con questa storia l’Allende torna agli splendori degli anni ’90. La trama è uno spaccato di vita reale ambientato in un contesto storico-geografico intriso di amore, potere e morte, che sono i tre pilastri di ogni romanzo di successo. Gli eventi che ricordavo dai libri di storia sono raccontati da un punto di vista nuovo, allucinante nella sua crudeltà e precisione. La vicenda si dipana dalla Spagna pre-franchista al Sudamerica di fine millennio. I personaggi inventati prendono vita e accompagnano il lettore con le loro emozioni tangibili e si mescolano a personaggi storici, vengono aiutati da Pablo Neruda, giocano a scacchi con Salvador Allende, scappano da Pinochet. In più, come sempre, la magia dell’Allende sta nel dipingere la vita segreta delle donne, eroine senza superpoteri che riescono comunque a segnare chi le incontra grazie alla loro forza d’animo.
Il secondo romanzo è Eleanor Oliphant sta benissimo, il best-seller di Gail Honeyman (2017). È il suo romanzo d’esordio ed è già uscito da qualche anno, per cui sono subito andata a cercare se ne avesse scritti altri. Su Goodreads c’è un suo secondo romanzo dell’autrice, senza titolo e senza descrizione, che in effetti non esiste. Miracolosamente, Untitled number 2 ha già varie recensioni. Questo un po’ mi ha fatto innervosire, un po’ mi ha dato soddisfazione. È la prova che davvero non val la pena farsi delle pare per i commenti del pubblico.
Tornando a noi, la storia di Miss Oliphant è una di quelle che mi piacciono tanto, Eleanor stessa racconta di come vive e di come sia arrivata fin qui, e pian piano il lettore scopre insieme a lei, anzi, ben prima di lei, la verità sul perché, in effetti, non stia affatto bene. Il linguaggio è fantastico, nella versione originale, i riferimenti alla vita scozzese sono divertentissimi, almeno quelli che ho saputo cogliere in quanto condivisi con la mia vecchia vita inglese. Eleanor è amabile nonostante nella vita reale sarebbe terribilmente irritante e insopportabile, complimenti all’autrice per aver saputo creare un personaggio così pieno e mostrarci il mondo con occhi nuovi. Ah, saperlo fare. E così arriviamo al secondo punto di questo post: i libri che scrivo.
Mi sto dedicando con gran entusiasmo a una nuova storia di fiction che prende spunto da una teoria psicologica in cui credo molto e che non è ancora stata pubblicata. Anche Non torno subito era nato come saggio di psicologia basato sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby. Avevo notato come la maggior parte delle donne che conosco finiscano per finire sempre con lo stesso tipo d’uomo (sbagliato) e volevo dimostrare come questo processo fosse collegato alla relazione che si crea con le figure di riferimento (la madre o chi ne fa le veci) durante i primi anni di vita. Purtroppo qualcuno è arrivato prima di me e ha pubblicato il best-seller Attached. Magra consolazione sapere che avevo ragione. Così ho creato le ragazze che animano “Non torno subito” e le ho incaricate di rappresentare i diversi stili di attaccamento nelle loro azioni e nei processi decisionali. Intendo fare lo stesso coi personaggi del nuovo romanzo, ambientato nei mitici anni ’90. Non vi dico che emozione andare a rovistare nelle memorie della mia adolescenza! Mi stanno venendo in mente cose a lungo dimenticate, pensieri, gite, vestiti, figuracce, il tutto condito da meravigliose canzoni! Sto creando una playlist su Spotify che accompagnerà la mia scrittura e ho anche contattato persone che non sentivo da allora. Ovviamente le lacune da riempire sono infinite quindi mi serve il vostro aiuto: se avete tempo e voglia, raccontatemi cosa facevate negli anni 90, cosa facevate, chi erano i vostri amici, come e dove andavate in giro, come vi vestivate, che musica vi piaceva e cosa sognavate di fare da grandi. Ovviamente tra gli ingredienti del romanzo ci sarà anche una bella amicizia e una storia d'amore tragicomica.
Tornando seri, sto anche riflettendo su un nuovo progetto di non fiction, sempre relativo alla psicologia, incentrato sui più comuni disturbi mentali e zeppo di esercizi cognitivo-comportamentali… la scrittura in sé è la parte più difficile perché sono fuori forma, arrugginita. Per ora ho più domande che risposte ma sono felicemente sorpresa di vedere che la passione per la scrittura era solo sopita e che negli ultimi quattro anni ho raccolto moltissimo materiale e preso appunti ogni volta che mi veniva una buona idea. Presto vi racconterò di più, certi giorni mi sembra un’impresa impossibile, altri giorni faccio sogni di gloria. Chissà che mettendo insieme qualche osso sparso non ne venga fuori uno scheletro di dinosauro!
Ora lascio la parola a voi e ai vostri ricordi degli anni ’90!
Adiós amigos!