10.11.16

È disordine la parola d'ordine?

Conoscete quel detto inglese?
Significa, letteralmente, "abbraccia il disordine". Mi sento proprio così in queste giornate post-elezioni, in cui il sito dell'immigrazione canadese è in tilt per le troppe richieste d'ingresso al paese da parte dei cittadini statunitensi in fuga da Trump. Lungi da me intavolare una discussione politica... ne parlo perché la questione mi riguarda personalmente. Da tredici mesi ormai aspetto pazientemente che mi arrivi il visto di residenza e temo che questa invasione possa creare ritardi e singhiozzi per chi è già stato educatamente in fila ad aspettare il proprio turno come me. 

Cosa ne sarà del mio visto? E del mio futuro? Ha senso che me ne preoccupi o sarà meglio fare spallucce e lasciare che il mondo vada come vuole? 
Accettare il disordine delle cose è la ricetta per vivere meglio? O è proprio per questo motivo che il mondo va a rotoli?
Ha ragione John Lennon quando dice che "la vita è ciò che ti succede mentre fai altri progetti" o dobbiamo seguire la lezione di Confucio che "il successo dipende dalla preparazione precedente, e senza una tale preparazione c'è sicuramente il fallimento"?


Spetta a noi ripristinare l'ordine?


Di sicuro la pensa così Marie Kondo, autrice del best-seller Il magico potere del riordino (2014).




Nata e cresciuta in Giappone, Marie Kondo è sempre stata ossessionata dal sistemare le cose di casa, buttare il superfluo e organizzare quel che si possiede in modo che non dia fastidio e che non faccia perdere tempo. Ognuno di noi vive in case stracolme di cose inutili e passa ore e ore a rassettare e lamentarsi di quello a cui è costretto a rinunciare perché costretto a dedicarsi al riordino. Il metodo messo a punto dalla Kondo promette di non dover mai più doversi dedicare alla confusione che si crea e ricrea in casa, grazie a una riorganizzazione definitiva basata su due punti chiave: buttare tutto quel che è di troppo e non ci regala più emozioni e organizzare quel che resta in modo pratico e funzionale. 

Onestamente io credo che questa persona abbia dei problemi psicologici, quantomeno penso si possa dire che ha una personalità anale con tendenze ossessivo-compulsive. Da bambina, anziché lasciarle passare i pomeriggi a riordinare i campioncini di creme per il viso nei cassetti del bagno, i suoi genitori avrebbero potuto coinvolgerla in giochi coi fratelli o mandarla al dopo scuola. Per fortuna, anziché sviluppare deviazioni che ne inficiassero le competenze sociali, la piccola Marie ha trasformato la sua idiosincrasia in una professione e ne è diventata una maestra riconosciuta a livello mondiale.

Ha ragione Marie Kondo? Personalmente, io amo aprire un cassetto e trovare un cimelio storico dei miei viaggi a cui non pensavo da anni, mi è capitato proprio ieri, con il coltellino da immersioni che mi ha regalato il mio amico dj Sarc:o nel 2011 quando si è trasferito nel mio appartamento di Reggio Emilia perché io partivo per andare a vivere in Messico. Mi è bastato vedere il coltello, che non ho mai usato ed è pure un po' arrugginito, per riprovare la tristezza dell'arrivederci alle porte del Natale e l'entusiasmo della partenza accompagnata da zaino e hoola-hoop. Sono ben contenta di possedere questo inutilissimo coltellino da immersioni e non lo butterei per niente al mondo. Vale più di mille fotografie. 


È disordine la parola d'ordine?


Credete sia vero che l'universo ci manda dei messaggi mirati, come sosteneva La profezia di Celestino di James Redfield (1993)



Se ricordo bene, la prima illuminazione parlava proprio di improvvise coincidenze e incontri predestinati. 
Credo me ne sia capitata una la settimana scorsa, quando la mia amica maestra Monica mi ha scritto per chiedermi se conoscessi la libreria Mac Leod's di Vancouver e poco dopo, mentre andavo a trovare un amico in macchina, ci sono passata davanti. Si trova all'angolo tra due strade trafficate, a pochi passi da China Town, con un sobrio ingresso da negozietto inglese, senza fronzoli. Non l'avrei mai notata se non fosse stato per Monica.


L'interesse per questo negozio nasce da un racconto del libro Passeggeri Notturni (2016) in cui Gianrico Carofiglio parla di questo mistico luogo in cui i libri giacciono accatastati ovunque, senza alcun apparente ordine o senso.




Confermo l'esattezza della descrizione. Entrata nel negozio, procedevo a passi felpati nel timore di causare un terremoto di saggezza. I testi erano stipati in ogni angolo e dove sembrava che il negozio terminasse c'era in realtà un altro, ancora più nascosto, anfratto, pullulante di titoli appena usciti, famosi, sconosciuti, bizzarri, o talmente antichi da non attentarsi a toccarli per paura di polverizzarli. Dietro una scrivania appena visibile stava tranquilla una ragazzina asiatica con cappellino di lana e occhialetti da Harry Potter e un signore distinto molto anglosassone impegnato in una conversazione telefonica di lavoro. Il buon Neil e io ci siamo subito persi di vista, ingolfati da questa assurda biblioteca senza indice, per ritrovarci faccia a faccia venti minuti dopo, quasi sorpresi di trovarci lì, con un sorrisone da orecchio a orecchio e una pila di libri scelti a caso tra le braccia (entrambi siamo sostenitori della teoria che i libri più belli siano quelli che ti chiamano a sé per nessuno motivo particolare). Eccone alcuni.







I poemi scritti dai gatti non li ho comprati alla fine ma è stata dura rinunciare all'acquisto... senza farmi vedere, li ho infilati tra il Paradiso di Dante e Chuck Palahniuk, contando di tornare tra qualche mese a controllare che siano ancora lì. Chissà che non tornino al loro posto, in bilico sul primo panchetto a destra del quarto anfratto di sinistra verso lo stanzino dello staff (anche quello, ovviamente, stipato di libri dal pavimento al soffitto). A quanto pare, nutro ancora la speranza che ci sia un qualche tipo di posto giusto, non importa secondo quale logica, per qualsiasi cosa a questo mondo.


La visita al Mac Leod's ha suscitato in Gianrico Carofiglio un'interessante riflessione, a sostegno della teoria che l'entropia sia l'unico futuro possibile. Cita La forza del disordine (2007), di Abrahamson e Freedman, in cui si sostiene che l'ordine e la pianificazione spesso producono più danni che benefici e che troppo spesso al giorno d'oggi l'ordine è divenuto un fine piuttosto che un mezzo. 





Così conclude Carofiglio: 

Quando veniamo travolti dall'ansia per le nostre scrivanie e le nostre case disordinate non è tanto perché il disordine ci crea dei veri problemi, ma solo perché supponiamo che dovremmo essere più ordinati e organizzati.
Molto vero, mi sono detto dopo aver riletto qualche pagina di quel libro. Poi ho dato un'occhiata alla mia scrivania, che oggi avevo deciso di mettere definitivamente a posto (prendo questo tipo di decisioni definitive diverse volte al mese), ho ricordato una celebre frase attribuita a Albert Einstein - "Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa è segno, allora, una scrivania vuota?" - e, di ottimo umore, me ne sono andato a passeggiare sul lungomare.


E voi, da che parte state?