10.11.14

Personaggi ribelli

Da quando la Musa è rimasta incastrata nella rete di recinzione del mio giardino, circa un mese fa, ho scritto come un'ossessa e sono arrivata a metà della prima stesura del mio romanzo.
Sono contenta del progresso della storia ma anche molto preoccupata, perché i personaggi stanno prendendo una brutta piega. Questo è proprio ciò che mi ha bloccato nel primo romanzo che avevo tentato di scrivere. La protagonista per la quale avevo preparato un finale allegro e coi fuochi d'artificio ha iniziato a drogarsi, poi a prostituirsi, e poi è morta, sola e abbandonata, all'inizio del terzo atto. E non c'è stato verso di tornare indietro e farle cambiare idea, lei era così, una tossica irrecuperabile. Non avrei potuto snaturarla, l'ho dovuta lasciare morire. Ma non voglio che succeda un'altra volta, i miei personaggi stavolta dovranno vedere il bicchiere mezzo pieno e riuscire a superare le avversità. 
Forse la stagione delle pioggie non mi ha aiutato a pensare positivo, e il fatto di vivere rinchiusa, in penombra e al silenzio ha la sua parte di colpa. Per fortuna ieri mattina si è spento il rubinetto del cielo ed è arrivato l'inverno, che da queste parti significa tanto sole e un po' più freddo (6-9 gradi).





Strizzando gli occhi nel rivedere la luce dopo tanto tempo, sono andata giù alla spiaggia e appena ho visto l'oceano mi sono sentita più ottimista. Ho ringraziato la mia buona sorte e fatto il punto della situazione. Finora ho scritto lasciando fluire i pensieri e le idee, permettendo ai miei personaggi di mostrarsi per quelli che erano veramente, senza preoccuparmi delle boiate incredibili che troverò in sede di revisione. Ho combattuto la tentazione di fermarmi e tornare indietro a correggermi, fidandomi della scaletta che avevo preparato. Ora però sono arrivata a un punto in cui la storia non vuole andare né avanti né indietro, i personaggi parlano molto, si muovono poco, è come se non sapessero che direzione prendere. Credo di aver raggiunto un nodo cruciale della prima stesura: i personaggi sono definiti, sono in scena. C'è stato il patatrak, i personaggi l'hanno affrontato. Ma la vita non può tornare a quella di prima, qualcosa si è rotto e il percorso è deviato irrimediabilmente. Il vero ostacolo è dentro di loro, e per realizzarsi devono affrontare le loro paure diventando persone più mature.
Sento che i personaggi vorrebbero prendere decisioni che non condivido, e per me è difficile lasciarli liberi di esprimersi. Vorrei che la pensassero tutti come me. Specialmente nei dialoghi, sono sempre io che parlo, facendogli dire cose che forse non credono. E questo non va bene. D'altra parte, però, se lascio i personaggi liberi di esprimersi, potrebbero finire fuori percorso, allontanandosi troppo dall'idea di finale che ho in mente per loro, o finendo dissanguati nel fosso come la mia prima eroina.


Il consiglio dell'esperto


Per aiutarmi terrò a mente le parole di Anne Lamott in Bird by Bird: (la traduzione non è letterale e il concetto qui riassunto si trova nel capitolo intitolato The Moral Point of View)

Se ti capita di non finire le storie che scrivi perché a un certo punto perdi interesse o fiducia, forse è perché non trattano di qualcosa in cui credi appassionatamente. Devi mettere te stesso al centro del racconto, e quello che tu stesso credi essere vero e giusto. Quando cominci a scrivere vorresti riempire le pagine di arguzie e intuizioni brillanti cosicché il mondo possa vedere quanto sei intelligente e unicamente sensibile. Devi credere nella tua posizione, o nulla guiderà la tua scrittura. Se non credi in ciò che dici, non ha senso dirlo. Per essere un bravo scrittore non solo devi scrivere tanto, ma deve importarti. Scrivendo sempre, giorno dopo giorno, finisci per volere che i tuoi personaggi mettano in atto il dramma dell'umanità, l'infinitamente complessa realtà del dolore che riguarda ogni essere umano. Anche se non sei filosofo, ogni scrittore cerca sempre di essere parte della soluzione, di condividere quel poco che ha capito della vita con gli altri.

Mia cara Anne, ad essere sincera io non ho capito un bel niente della vita e non mi reputo di certo all'altezza di insegnarlo agli altri. Sarebbe come chiedere di fare l'insegnante di nuoto a una persona che sa stare a malapena a galla. Mi chiedo se sia per questo che i miei personaggi non sanno che direzione prendere, se ne restano nel limbo dell'indecisione senza volersi prendere la responsabilità delle loro azioni. La seconda parte della trama che avevo scalettato adesso mi sembra arida, scontata. Dici che devo scrivere di ciò in cui credo veramente. Sono convinta di poche cose, ma credo davvero che ognuno di noi dovrebbe vivere la vita che fa per sé, e fanculo il resto. Quando mi offrirono di fare il dottorato di ricerca a Londra, dissi che dovevo tornare in Italia, i miei cari mi aspettavano. Il mio capo disse che ciò che facciamo per gli altri, malvolentieri, finiremo per rinfacciarglielo un giorno. Quanto aveva ragione… non ho fatto il dottorato, ma non sono nemmeno tornata. Ed era la decisione giusta per me. Chi ci ama è contento di saperci contenti (a parte mia madre, che sarebbe contenta solo se la facessi nonna!)
Come posso trasmettere questa mia convinzione attraverso il mio romanzo? L'unica risposta che mi viene in mente è di lasciare che i miei personaggi vadano dove gli pare, dimenticando la scaletta e rischiando che prendano decisioni sbagliate.


L'angolo del follower


Secondo voi devo dar retta alla scaletta o ai personaggi? A voi è capitato di rimanere impantanati a metà romanzo? Perché? E come ne siete usciti? I vostri consigli sono sempre ben graditi, e anche le critiche costruttive fan più bene che male.

39 commenti:

  1. L'autore non è il burattinaio che muove i fili dei suoi personaggi, ma la persona che dà la carica, come nei giochi a molla, e poi i personaggi si muovono da soli. Questa frase, del corso, per me è stata illuminante. Abbandonare storie poco convincenti è normale, intanto si è scritto e fatta palestra. I procioni sono spettacolari, Dio che invidia. bacione sandra ragione e pentimento

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    1. Devo ammettere che sarebbe molto doloroso abbandonare questa storia proprio adesso. Vivo più di là che di qua! Di sicuro però hai ragione nel dire che per imparare si deve far palestra e mi piace molto l'idea dei personaggi come giochi a molla, la terrò presente!

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  2. Succede anche a me di non riuscire a domare i personaggi, di scoraggiarmi e lasciar perdere. Però tu almeno ci riesci a mettere la storia nero su bianco, a me rimane tutto nella testa...

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    1. Molto piacere di conoscerti trattodunione, non conoscevo il tuo blog ed è stata una bella sorpresa leggere il tuo commento. Sono certa che la tua storia finirà nero su bianco quando sarà pronta per mostrarsi, forse è ancora in incubazione! Verrò a trovarti su wordpress!

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  3. Quello che descrivi è esattamente la difficoltà che mi ha spinto a non finire ben sette romanzi (otto...). Il mio problema non è che non ho capito nulla della vita, altrimenti scriverei di questo, ma che a un certo punto il romanzo prende una strada diversa, i personaggi diventano autonomi e iniziano a fare e dire cose che non condivido. Nel tentativo di rimetterli in riga perdo interesse e finisco per fermarmi.
    Per risolvere questo problema sto cercando di fare la cosa esattamente opposta: non ho ancora iniziato a scrivere nulla del nuovo romanzo (quasi nulla) perché mi sono imposto di programmare molto, di entrare dentro la storia, di viverla (con la fantasia) prima di scriverla. Vedremo se funziona.
    Grazie per questo post e per le parole (tradotte) di Anne.

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    1. La psicologa che c'è in me muore dalla voglia di psicoanalizzare questa tua paura del successo... facciamo un patto? Se questo nuovo romanzo farò la fine degli altri sette o otto, me lo lascerai leggere, anche se non è finito. Ci stai?

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  4. Sono completamente d'accordo con Salvatore. Io, nel mio piccolo, ho portato a termine ogni romanzo che ho iniziato; sicuramente l'ho fatto male, ma una cosa non mi è mai mancata: una buona programmazione a monte.
    Il fatto è, a mio parere, che la scaletta e i personaggi vadano ben definiti prima di cominciare a scrivere e che deve essere chiaro, nella testa di chi ha "la penna dalla parte del manico", quale sia il loro movente nella storia. Il rischio, altrimenti, è che il personaggio si sviluppi solo scrivendo e che maturi diversamente da come l'avevamo immaginato.
    Io sono molto convinto che scrivere sia un'attività simile al correre, e che un romanzo sia una maratona. Proseguendo il paragone sportivo, se si desidera vincere non è necessario solo allenarsi, ma possibilmente farlo anche sul campo di gara. Così mi capita, quando non ho le idee chiare, di scrivere dei pezzi di storia in cui lascio i personaggi liberi di interagire, in modo che crescano e si sviluppino: volendo fare del cinema, sto facendo un casting. Quando poi un personaggio non si comporta come piace a me, tendo a cambiarlo: ne prendo un altro, cui do lo stesso nome del precedente, ma con un carattere del tutto diverso e lo re-immergo nelle stesse situazioni, ripetendo il procedimento fino a quando ho trovato l'attore giusto per il ruolo ;)

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    1. Il movente del personaggio! Bravo Michele, rende perfettamente l'idea. Benché si parli sempre di obbiettivi e di crescita, non avevo mai pensato al personaggio in questi termini. Per definire un personaggio in effetti basterebbe chiedersi qual è il suo movente nella storia. :)

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    2. Che bella idea Michele, non ho mai provato a cambiare i personaggi in questo modo. Sicuramente ho modificato l'aspetto e limato il carattere, ma non ho mai provato a immergerli in storie diversi né a cambiarli in toto. Mi fa paura il solo pensiero di spostarli e scoprire che non avevano senso d'essere, ma se può salvare la storia... s'ha dda fà!

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  5. è per questo motivo che io odio le scalette ed ho smesso di farle. Aspetta, non significa che non progetti il romanzo: diciamo che non me la sento di essere troppo dettagliata perché finisco per bloccarmi. Allo stesso modo, mi blocco se scrivo senza aver pianificato nulla. Definire i punti fondamentali e poi lasciarsi guidare dai personaggi, forse è la scelta migliore. Io ho scritto dei pezzi orribili e decisamente statici, quando mi imponevo di attenermi pedissequamente a quanto deciso in precedenza. Diversamente, lasciandomi trasportare, i risultati sono migliori. Troverò boiate in sede di revisione? Pazienza. Le correggerò. Ciò che mi interessa adesso è scrivere. :)

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    1. Se ben ricordo tu hai ben chiaro il taglio che vuoi dare alla tua storia, o come direbbe Anne Lamott il tuo punto di vista morale. Mesi fa avevi scritto un post o un commento parlando del tuo desiderio di testimoniare un momento cruciale nella storia dell'Italia (non dico quale per non fare la spoiler). Se è così, tu hai in quel desiderio un punto fermo intorno al quale puoi giocare come vuoi, ma senza il rischio di perderti per strada.

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    2. Questo è vero, però in fase di stesura le priorità un po' cambiano. Anche se l'attenzione al contesto è sempre grande, anche io mi sto facendo trasportare un po' dai personaggi ed il focus rimane su di loro. Però la revisione sarà una mattonata terribile ... ;)

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  6. Mi trovo d'accordo con Chiara, e mi è piaciuto molto anche il commento di Michele: l'idea di una sorta di "casting" aiuta a capire le potenzialità dei personaggi e se c'è qualcosa da sistemare. Però bisogna comunque avere delle linee guida, lasciare vagare alla cieca i personaggi è controproducente. Secondo me dovresti comportarti come un pastore con le sue pecore, lasciale vagare e nutrirsi a piacimento, purché non si allontanino troppo.
    Doveroso far presente che io di romanzi non ne ho scritti e non ne scriverò a breve. Ma ci sto arrivando.

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    1. Bella la metafora del pastore con le sue pecore! L'idea di Michele mi ricordava più un genitore che guida il figlio sperando che segua le sue orme. Forse devo trovare un cane pastore che mi aiuti a mantenere l'ordine tra gli ovini rivoltosi. Non importa se non hai scritto un romanzo, io sono la più principiante di tutti :)

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    2. Come ho detto più volte, pur non scalettando dettagliatamente la trama curo moltissimo le schede dei personaggi. Le ritengo fondamentali. A me è capitato di fare come Michele con un personaggio, ovvero di cambiarlo completamente. La storia ne ha sicuramente guadagnato molto

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  7. La tua è un'eterna domanda. Io sono d'accordo sul fatto che si debba scrivere di ciò che ci importa e quindi di personaggi che ci stanno a cuore. Io inizio cerco di separare la parte dell'ideazione da quella della stesura. Prima lascio andare i personaggi dove vogliono, poi, se sono ancora innamorata della storia che hanno vissuto, la scrivo.
    Così quando scrivo penso al come scrivere, non al cosa, che è stato definito prima.
    Il mio non è certo un metodo universale e sento tanti bravi autori iniziare una storia senza sapere dove andrà a parare.
    Quello che so per certo è che se ci si innamora di una storia e di uno o più personaggi si arriva alla fine. Se tu sei tra gli autori che riesce a lavorare meglio seguendo i personaggi passo a passo, senza sapere dove andranno, fidati di loro e seguili attraverso la storia.
    Tenar

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    1. Alla fine si torna sempre a G. Martin - sarà anche che oggi è l'11 novembre :P - e ai suoi architetti e giardinieri; in effetti, se ci fosse un modo di incanalare costruttivamente la creatività qualcuno l'avrebbe ormai scoperto, e adesso forse ci sarebbero computer che farebbero girare complessi algoritmi che generano nuove storie.
      Perfette, con personaggi di incredibile spessore e coerenti fino all'ultima virgola.
      Ah, già... e tremendamente noiose ;)

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    2. Tenar ma quando poi scrivi la storia non ti capita che cambi direzione? Forse davvero devo spendere molto più tempo a fantasticare prima di metter mano alla penna, però fin dall'adolescenza sono abituata a ragionare scrivendo sui diari quindi in un certo senso finché non è nero su bianco la storia rimane campata per aria.

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    3. In realtà no, perché fantastico tanto prima. Scrivo quando la storia l'ho tutta in mente e mi piace. Mi piace proprio quella e quindi perché dovrei cambiarla.
      Ho già scritto, non so se qui o altrove, che ho la sensazione di vedere sempre meglio una storia che già esiste da qualche parte. Quindi la mia storia come può contraddirsi, se già esiste? Semplicemente la conosco sempre meglio e, quando sono pronta, la scrivo.
      Però questo è il mio modo, non l'unico e, forse, non il tuo.

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    4. Non è l'unico, ma mi sembra un ottimo metodo. Capisco la sensazione che la storia esista già da qualche parte. Ci vuole molto allenamento per tenere un'intera storia in testa, io mi distraggo troppo facilmente ma pian piano sto imparando a restare coi miei personaggi più a lungo e più spesso.

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  8. Se stai scrivendo una cronistoria dai pure retta alla scaletta, ma se scrivi un romanzo è ai personaggi che devi dar retta.
    Anch'io mi sono impantanato nel romanzo che ho scritto. Abituato ai racconti brevi, non mi sentivo in grado di reggere un romanzo, per cui c'era una storia completa, ma molto stiracchiata. A un certo punto avevo deciso di trasformarlo in un racconto lungo, finchè una mia amica, che è una scrittrice abbastanza famosa, non mi ha incoraggiato e spronato a continuare. Le motivazioni vengono dalle fonti più impensate. Adesso dopo tanto lavoro è sulla soglia delle 300 pagine ed è un lavoro di cui mi sento fiero; quando sarà uscito il secondo libro, dovrò riflettere se sarà la mia terza pubblicazione.

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    1. Trecento pagine son tante! Alla faccia del romanzo breve. Sai Marco che mi hai dato un'idea? Forse quello che sto scrivendo non è un romanzo, forse è una novelette, un romanzo breve. In fondo, anche quello mi andrebbe bene, è pur sempre un inizio. L'incoraggiamento degli amici è impareggiabile.

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  9. E' un equilibrio mica facile, quello di cui parli. E' bello sentire che i personaggi sono vivi, ma loro non hanno intenzione di scrivere la storia che tu vuoi raccontare! Forse agiscono e reagiscono come può succedere nella vita reale, senza una direzione precisa. O forse no. Al tuo posto credo che cercherei di capire che proposte hanno da farti. Vogliono un finale nero? Quanto nero? Perché? Come potrebbe cambiare la storia? La scaletta puoi anche stravolgerla, se trovi una traccia migliore. Mai dire mai. Assecondare la volontà dei personaggi senza sapere dove vado, però, è una cosa che non farei, e nemmeno la consiglio a te.
    (Per la cronaca, ho lasciato soltanto una delle mie storie incompiuta, ed era l'unica che non avevo pianificato a monte.)

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    1. Buono a sapersi, allora eviterà di assecondare troppo i miei personaggi. Dunque, riassumendo: farò il casting dei personaggi, prenderò un cane pastore, prenderò in considerazione la possibilità di finire il romanzo prima che vada in malora, e ora intervisterò tutti uno per uno, chiedendo perché rifiutano l'happy ending. Sono molto curiosa di sapere cosa ne uscirà!

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  10. 300 son tante sì, se pensi che nel mio primo libro ci sono anche racconti lunghi mezza pagina. :)

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    1. è quello che c'è su Amazon? si chiama "Incubi e meraviglie"?

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    2. Con imperdonabile ritardo ti rispondo (e chiedo scusa, non l'avevo proprio visto il tuo commento): sì è proprio quello il mio libro.

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  11. La mancanza di sole gioca brutti tiri all'umore, povero personaggio defunto. Bellissime domande e bellissime risposte, leggo, imparo e metabolizzo, non mi porterà a nulla però mi distrae dal quotidiano dandomi nuovi interessi. Così da lettrice e non certo da scrittrice ho buttato giù alcune considerazioni molte delle quali già trattate esaustivamente. Mi sono posta la domanda: l'input iniziale è l'imbastitura di una trama o il personaggio? Credo sia ambivalente dipende da quanto sei interessato alla storia o al personaggio. Ho letto non so dove che la Rowling prima di scrivere Harry Potter ha per anni osservato persone in treno al pub cogliendo le varie caratterizzazioni e prendendo appunti. Non si butta via niente bisogna solo scegliere se mettere da parte un determinato personaggio e ripescarlo per un'altra storia o modificare la trama. Se un personaggio ha un carattere ben definito e particolare può dare origine a tante storie che ruotano attorno ad esso: Montalbano di Camilleri, Marco Didio Falco di Lindsy Davis, Stephanie Plumb diJanet Evanovich ecc. Oppure la trama fa da padrona e i vari personaggi sono concatenati con essa. Non trovo sbagliato cambiare percorsi, giusto darsi delle scalette ma se gli input sono più forti per fare altro perché non cogliere l'attimo? Ora bisogna capire se siamo più intrigati dal personaggio o dalla storia con quel finale. Se si sceglie la storia bisogna fare casting come suggerisce Michele Scarparo (il personaggi lo si tiene per un'altra storia), oppure bisogna per forza di cose resuscitarlo dal coma, la vita le circostanze portano cambiamenti inaspettati, soprattutto se si passa da esperienze travagliate, il ladrone crocifisso insieme a Gesù si è visto aprire le porte del cielo perché sinceramente pentito, non scordiamoci che errare è umano. Se invece intriga di più il carattere del personaggio bisogna cambiare la storia perché è lui il centro, bisogna analizzarlo di più, mettere sue esperienze passate che lo hanno portato a rispondere così, farci conoscere persone che hanno vissuto esperienze insieme a lui e raccontare la loro verità, vedendo quell'episodio da un'altra prospettiva, insomma fare un'operazione intelligente e retrospettiva della storia del personaggio, ma il fulcro è lui non la trama. Bah!!! Mi sa che ho scritto una sfilza di cavolate. Bello e difficile scrivere cose intriganti l'importante è non demordere, vorrei essere una Rowling (scusate ma in una mia vita precedente ero un'insegnante di scuola dell'infanzia) noncelapossofare. Buona scrittura

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  12. Grazie per aver condiviso questa bella riflessione, Anna, non hai scritto cavolate anzi!
    Anch'io adoro la capacità di sviluppare i personaggi della Rowling. Mi hai aiutato a riflettere e ora so di certo che sono più disposta a cambiare la trama piuttosto che i personaggi. La seconda parte della trama che avevo pensato non si addice più ai personaggi per come si sono rivelati. Credo che mi prenderò un po' di tempo per dar loro modo di dirmi cosa vogliono fare. La scrittura è servitù!
    Spero davvero che un giorno tu celapossafare :)

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  13. personalmente non ho dubbi, i personaggi, una volta nati/inventati vanno lasciati liberi, come dei figli. In fondo siamo sempre noi a tenere il guinzaglio (nel senso che siamo noi a scriverne), solo che detto guinzaglio lo teniamo un po' più lasco.
    ml

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    1. Quindi secondo te si può cambiare la trama in corso d'opera? O è un disastro assicurato?

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    2. Ciao
      io penso che il ruolo di noi scrittori, o aspiranti scrittori, sia quello di "osservatore". Quindi dovresti seguire i tuoi personaggi e farti suggerire da loro dove vogliono andare e bada bene, non sto dicendo di andare allo baraglio, ma se i tuoi personaggi e la tua protagonista hanno preso vita, vuol dire che sei stata talmente brava da darle il libero arbitrio! Perche` castrare la tua storia solo per paura di perderne il controllo?

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    3. Ciao Giuse,
      piacere di conoscerti! Che bello il tuo blog, ha un template molto originale. Grazie per aver condiviso la tua opinione, mi ha consolato e motivato a continuare. In bocca al lupo per il tuo progetto, ti verrò a trovare spesso su Lettere Lastricate :)

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    4. :D Grazie mille per essere passata.
      Continua! Perché sarebbe un peccato interrompere sul più bello e poi non sei curiosa di sapere cosa succede dopo la morte della tua protagonista?

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  14. Ho letto con piacere questo post, seppur un po'in ritardo. In questo momento io ho interrotto una storia. Sto studiando qualcosa che possa quanto meno portare a termine la prima parte del progetto che avevo in mente. Un progetto iniziato in un modo, poi al momento un po'arenato.
    Ho letto tutti i commenti, ovviamente concordo con Michele Scarparo, per ciò che concerne la progettualità, tuttavia credo che ci sia una componente irrazionale che a volte domina inconsapevolmente. In questo periodo ho meno tempo del solito e soprattutto meno energie, per cui faccio fatica a concentrarmi anche sul più banale post.
    Per come sono fatto, ritengo "brutto" interrompere un progetto, ma nello stesso tempo chiudere tanto per dire "ho chiuso" porta a risultati ancora peggiori.
    Io lascerei che i personaggi vadano dove loro indicano. Far deviare loro il percorso è una costrizione che rende meno spontanea la loro partecipazione nella storia. Anche se il risultato finale non è quello che avevi progettato all'inizio, procedi senza sosta nella direzione che i personaggi stessi ti indicano!
    Bel post, mi ha permesso di fermarmi a pensare!

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    1. Grazie Stefano, mi ha fatto piacere sapere che così tante persone si sono trovate nella mia stessa posizione durante la stesura delle loro storie, mi ha aiutato a non darmi per vinta e se tutto va bene riuscirò a finire la storia. Non so come si possa lasciar perdere un progetto su cui si è lavorato tanto, anche se mi è già capitato purtroppo. Spero che tu possa riprendere la storia che hai interrotto o almeno usarla per creare qualcosa di ancora meglio!

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  15. Lisa: magari non farli morire proprio tutti tutti. Consigli seri non ne ho. Ma tu, come scrittrice, sei onnipotente. Decidi tu cosa fanno e come sono. Sii lungimirante (creandoli prima) e dettagliata (descrivendone i movimenti e gli sbagli).
    Sono curioso di leggerti quindi stavolta arriva alla fine :-)

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    1. Grazie Purtroppo, che bello il tuo nickname, mi fa sorridere perché io e la mia migliore amica lo diciamo spessissimo, è una specie di codice segreto per capirci in fretta.
      Mi fa sorridere anche la definizione di onnipotente, che non avevo mai pensato riferita alla mia persona, oggi farò la prova e ti farò sapere se riesco a domare i miei personaggi.
      Mi sono iscritta al tuo blog e ho letto che hai scritto contributi su spinoza.it, uno dei siti più belli del web, complimenti!

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