6.9.14

Volete scrivere 8500 parole al giorno?



Meglio scrivere per sé stessi e non aver pubblico, che scrivere per il pubblico e non aver sé stessi - Cyril Connolly


Queste bellissime parole scritte a metà del secolo scorso sono ancora valide? O per sopravvivere nella selva dell'autopubblicazione è necessario vendersi al clan degli scrittori senz'anima?

Dopo due mesi di vacanza italiana sono tornata alla mia 'casetta in Cannadà', come dice la canzone, e ho trovato uno scenario apocalittico, con tanto di PlayStation4 nuova di pacca attaccata ad un videoproiettore formato cinema in sala da pranzo, cinque ragazzoni quarantenni con la birra in bilico sull'ombelico sepolti tra pacchetti di patatine e football col rutto libero, e un giardino lasciato in balia di orsi, procioni, caprioli e coyotes. 
Della serie, ci manca solo la iena ridens. Io, di sicuro, non ho nulla da ridere… Ammetto di non essere mai stata Miss Brillio, non mi spezzo la schiena a lucidare tutti i giorni, ma a tutto c'è un limite, per cui oggi, armata di auricolari e stivali di gomma, rimedierò allo scempio, e nel mentre ascolterò i consigli di scrittura creativa del 'Dead Robot's Society'.









I podcast del Dead Robot's Society


Registrati da scrittori emergenti, per scrittori emergenti, i podcast di Paul, Terry e Scott sono facili da capire (nonostante i conduttori siano disseminati tra Texas e South Carolina) e fanno compagnia come quattro chiacchiere tra amici.
I temi discussi includono il self-publishing, l' editoria, l'uso degli avverbi e come creare l'incipit perfetto. Ci sono circa 400 podcast sul sito, durano in media un'oretta e alcuni includono interviste a scrittori affermati. 
L'episodio 327 invita come ospite lo scrittore Jake Bible e parla di "scrittura alla velocità della luce"; mi ha lasciato senza parole e vorrei discuterne con voi oggi.


Jake Bible e la scrittura alla velocità della luce


Due contratti con due case editrici, una famiglia a carico, 8500 parole al giorno. Ecco i numeri di Jake Bible, definito un narcisistico insopportabile figlio di Pi, famoso per i suoi racconti di Zombie e Mostri. 
Jake Bible scrive in media un romanzo al mese, al momento sta scrivendo 'Zburbia 4 - Cannibal Road' e dice che cercherà di sfruttare gli zombie di Zburbia almeno per altri due romanzi, poi probabilmente non ne potrà più e sarà costretto a inventare nuovi personaggi. 
Il prossimo mese ha in programma di scrivere 'Mega 3', una serie su squali mutanti giganti, in più altre storie splatter che scrive di fretta e che, dice, non ha tempo di editare più di tanto. E ci credo.


Come fa Jake Bible a pubblicare un romanzo al mese?


Jake Bible si è prefissato un limite di almeno 5000 parole al giorno, 5 giorni a settimana, per 3 settimane. In una buona giornata arriva a scrivere fino a 8500 parole, il che gli permette di equilibrare giornate meno produttive.
La quarta settimana è dedicata all'editing della prima stesura, la stampa e un secondo editing armato di penna rossa. La casa editrice gli rimanda poi la storia corretta che lui scorre velocemente, saltando da commento a commento, senza rileggere il testo per intero. In genere accetta le modifiche senza discutere e dà l'OK per la copertina e l'impaginazione. Dopo un paio di settimane il libro è pubblicato e disponibile per l'acquisto. 


Come fa Jake Bible a mantenersi?


La paura è la motivazione più forte a scrivere. Non avere altre entrate oltre all'assegno mensile con l'anticipo per il romanzo che deve essere consegnato in tre settimane fa sì che Jake Bible scriva le sue 5000 parole al giorno, non importa se son buone, non importa se gli piacciono. 
La pubblicità automatica su Twitter e altri social media aiuta a spargere la voce dei nuovi libri in uscita ma l'autore ammette di non avere tempo di controllare o commentare ciò che i suoi followers gli scrivono perché, appunto, ha a malapena il tempo di portare i suoi figli dal dentista. Oltre all'assegno mensile, che equivale circa a una busta paga media (se dovessi indovinare direi che prende circa 1500 USD al mese) Jake riceve le royalties sui libri già usciti, che sono, a detta sua, più di quanto si aspetterebbe di guadagnare per il tipo di prodotto fornito.

Volete scrivere 8500 parole al giorno?


Tornando a noi, vi ho riassunto i punti focali di questa intervista perché mi ha fatto riflettere su che tipo di scrittore vorrei essere. 
Se io fossi Jake Bible sarei depressa e isterica, odierei la scrittura e il mondo dell'editoria, non proverei più alcun piacere nel mettere nero su bianco le mie idee. 
Le meraviglie si attaccano... mai dire mai... ma preferirei scrivere un solo romanzo in tutta la vita piuttosto che spremere 8500 parole che avrò a malapena il tempo di rileggere. Proverei vergogna nei confronti dei lettori che spendono tempo e soldi per leggermi. Ciò che leggo deve insegnarmi qualcosa di nuovo, ciò che scrivo deve arricchire il lettore, possibilmente fargli provare le stesse emozioni che ho provato anch'io. Scrivere è una condivisione che richiede riflessione, impegno, voglia, pazienza, tempo.

Voi cosa ne pensate? Sono rimasta al secolo scorso? Sareste disposti ad un impegno del genere pur di poter dire che il vostro mestiere è quello dello scrittore? I vostri commenti sono sempre molto graditi. 

Buone parole a tutti!


faccio una pausa, e arriva subito Mister Curiosini

25 commenti:

  1. Quest'uomo è riuscito ad uccidere la sua passione. Se hai paura di non riuscire a scrivere perché altrimenti non mangi... Vai a lavorare in una fabbrica piuttosto!
    Lieto di leggerti, in bocca al lupo per la prosecuzione ma hai iniziato alla grande! (Tu hai i cerbiatti fuori casa??)

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    1. Grazie e benvenuto, speriamo di continuare alla grande. Anche tu hai un blog? Per quanto riguarda Bambi, sì, da queste parti (Sunshine Coast, un'isola di fronte a Vancouver, Canada) ci sono più cerbiatti che gatti. La natura qui è ancora padrona!

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  2. L'unica cosa vera che se ne deduce è: quei pochi che sono ancora convinti di fare un sacco di soldi scrivendo libri sono degli illusi. Jack ci sta mettendo del suo, per peggiorare la situazione, però ci sono due fatti che secondo me vanno sempre ben tenuti a mente:
    * anche gente molto affermata che ha venduto carrettate di libri (Umberto Eco, per dirne uno) non ha mollato il proprio lavoro per scrivere e basta;
    * qualunque passione, se tramutata in lavoro, diventa appunto un lavoro: va fatta tutti i giorni, specialmente quando non se ne ha voglia. È molto difficile mantenere il fuoco acceso dentro di sé...

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    1. Davvero Umberto Eco non campa dei suoi libri? Che delusione, pensavo che una volta venduti i diritti de "Il nome della rosa" per il film si fosse sistemato a vita.

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    2. http://www.sssub.unibo.it/pagine_principali/Curriculum_eco.htm
      Direi che i libri siano solo una parte delle sue molteplici attività! :)

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    3. Direi di sì! Che curriculum! Neanche se vivessi altri 300 anni potrei raggiungere il suo livello!

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  3. Le parole come pezzi alla catena di montaggio? Ma no! Almeno mi avessi detto che guadagna soldi a palate, potrei pensare che si stia impegnando tanto perché ha in mente di ritirarsi fra qualche anno su un'isoletta dei Caraibi... nel qual caso lo capirei. No, non scriverei così. Potrei scrivere cose light che mi impegnano poco e magari mi soddisfano poco, temporaneamente e se ci fosse un ottimo motivo, questo sì; ma scrivere di corsa credo non esista come opzione del mio metabolismo. (Animali! Ma in quale Eden vivi?)

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    1. Sono d'accordo, potrei capire se fosse un impegno passeggero o uno sforzo per una vita migliore, chissà quanto durerà lui prima di strippare. (Eden è la parola giusta, anche se è un paradiso un po' selvaggio!)

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  4. Girano leggende metropolitane sulla prolificità di Simenon, che scriveva con tre o quattro pseudonimi diversi le storie che lui chiamava "alimentari" perché gli servivavo per il sostentamento della famiglia, ma anche con il suo nome produceva più materiale di quanto potesse pubblicare. Finito un romanzo sua moglie lo batteva a macchina e poi portavano il dattiloscritto in banca, lo costodivano in una cassetta di sicurezza, in attesa di poterlo inviare all'editore.

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    1. Benventua Donna Camèl, e grazie per i tuoi preziosi EDS. Che storia intrigante ci racconti! Non ne avevo mai sentito parlare, mi piace molto l'idea delle storie "alimentari".

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  5. Tempo fa mi obbligai a scrivere 2000 parole al giorno, avevo una scadenza da rispettare, ma fu un massacro. Esperienza da non ripetere mai!

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    1. Sei riuscita però a finire il progetto? Per quanti giorni sei riuscita a scrivere 2000 parole? Io penso che crollerei all'ottavo o nono giorno, sarei prosciugata di idee.

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    2. Non tenni il conto dei giorni, ma finii quando raggiunsi l'obiettivo di 90 mila parole, avevo infatti diviso il n. delle parole che mi mancavano per il n. dei giorni che l'editore mi aveva messo a disposizione. Il crollo è avvenuto dopo, quando nonostante fossi rimasta nei termini, l'editore non fu soddisfatto del e tra la mia e la sua revisione passarono i mesi che fecero sforare l'uscita dal 2013 al 1014, per cui tutta la fatica fu vanificata, nel senso che il progetto di partenza era proprio pubblicare entro il 2013. Insomma fatica sprecata, ma di base l'errore fu dell'editore e io stupidamente gli andai dietro. Sandra

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    3. Che fregatura! Sicuramente l'esperienza insegna, e anche questa faticata ti ha portato dove sei oggi, e cioè ottava sulla classifica dei libri più venduti su Amazon! :) Complimenti Sandra!

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  6. Io sarei felicissima di scrivere 1000 parole al giorno, per un periodo sono riuscita a prendere il ritmo ed ero molto soddisfatta, spero di poter tornare a farlo quest'autunno. Fai bene a tenerti strette le tue 1000 parole! Tu che sei cacciatrice di zombie, hai mai letto qualcosa di Jake Bible?

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  7. Proprio ieri stavo riflettendo sulla mia necessità di velocizzare la prima stesura, desiderio in questo momento quasi utopico, considerati i miei ritmi di vita.
    Il punto è questo: per scrivere un’opera di qualità in tempi relativamente rapidi occorre una determinata predisposizione mentale, occorrono serietà, dedizione e costanza. Dobbiamo vivere “come se” fossimo già scrittori affermati, pubblicati, con tanto di menzioni. Solo in questo modo si può giungere alla meta.
    Tuttavia, io in questo momento ho un lavoro che mi risucchia per 10 ore al giorno e lascia ben poco spazio ad altro. Se io potessi avere anche solo qualche mese libero per concludere la prima stesura, per sapere cosa significhi fare il lavoro dello scrittore “full time”, sarei veramente grata per questa occasione.
    Si tratterebbe, comunque, di una situazione ben lontana da quella di bible. Il rapporto fra l’autore ed il proprio scritto è fondamentale. Io non tollererei tali ritmi da “catena di montaggio”: lo spazio per la creatività è ridotto al minimo. La scrittura diventa solo qualcosa di meccanico.
    Certo, se trovassi una via di mezzo, sarebbe il migliore dei mondi possibili.

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    1. Con un lavoro a tempo pieno deve essere davvero difficile trovare il tempo e lo spazio mentale per concentrarsi sulla scrittura. Specialmente se è un lavoro d'ufficio in cui si sta tutto il giorno davanti al computer. Io ho sempre desiderato scrivere ma finché ho avuto una carriera riuscivo a malapena ad aggiornare il mio diario.

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  8. Innanzi tutto invida per le visite che ricevi!
    Quanto alla storia Jake questo, temo, è il retro della medaglia "vivere di scrittura". Che non significa battere qualche parola sorseggiando caffè da una terrazza vista mare. Ci sono anche quelli, ma sono per lo più persone già ricche che scrivono per sfizio o poco più.
    I romanzi d'appendice dell'ottocento venivano prodotti più o meno a questi ritmi. C'erano anche i "negri" che scrivevano su canovaccio di un autore famoso che poi ci avrebbe messo il nome. Eppure, questo modo di lavorare così poco romantico ci ha dato opere che si sono prese un pezzo del nostro immaginario, I tre moschettieri, per dirne una.
    Non so se mi piacerebbe essere Jake, ma essere professionisti può significare anche questo. Alcuni sceneggiatori di fumetto italiani mi riportavano situazioni molto simili.

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    1. Mi sono sempre chiesta che gusto si provasse a essere un "ghost writer", non avevo mai riflettuto sul fatto che siano sempre esistiti. Grazie per averci raccontato dei romanzi d'appendice, non ci pensavo dai tempi del Liceo. La soluzione dunque è: diventare ricchi prima, scrivere dopo. Facile! ;)

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  9. Credo che chi sceglie di vivere di scrittura non può che approcciarsi ai suoi libri in questo modo. In onestà, non credo che ne sarei capace. I miei progetti di 3000 battute al giorno sono andati tutti alla deriva prima di una settimana.

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    1. Benvenuta Giordana, pensavo che il segreto per arricchirsi scrivendo fosse vendere i diritti del libro a Hollywood... io ci ho messo tre mesi a scrivere un pezzo di 4000 battute, quindi non ho molte speranze di vivere di scrittura!

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  10. Io nemmeno le conto le parole che scrivo perché scrivo secondo i miei ritmi. L'unica cosa a cui penso è la storia e scrivo ogni volta che posso e non sono troppo sfinito dal lavoro d'ufficio quotidiano. Ci metto più tempo, ma almeno posso essere soddisfatto con me stesso perché non ho scritto una storia a fini commerciali e secondo le tendenze. Forse ad alcuni lettori la storia potrà non piacere, ma quelli a cui piace sono sicuro che apprezzeranno il mio impegno e soprattutto la cura e la pazienza che ho dedicato. Prendersi cura della storia è un po' prendersi cura dei lettori.
    Sinceramente se dovessi scrivere con una regolarità a ritmi serrati lo farei solo come giornalista, ma la narrativa ha bisogno dei suoi tempi, nella concezione, nella stesura e nella revisione.

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    1. Mi piace l'idea che prendersi cura della storia sia un po' prendersi cura dei lettori. Credo che i lettori sentano l'impegno che è stato messo in un testo e possano apprezzarlo di più. Non c'è nulla di più deludente che trovare un passaggio forzato, una scena "tirata via", specialmente in un libro che ci sta piacendo. Non è facile calibrare quanto impegno sia necessario e quanto invece sia un inutile perfezionismo. Credo si possa imparare solo per tentativi ed errori.

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  11. Al di là di ogni giudizio che si possa fare sul lavoro di quest'uomo, onestamente io non riuscirei ad essere come lui. Ci ho provato: per questo 2015, ho messo un promemoria ogni giorno, alle sei, che mi dice a mettermi a scrivere almeno due pagine seguendo un libretto di prompt che ho scaricato da internet. Risultato: oggi è il 14 Gennaio, sono passati 14 giorni dall'inizio di questo progetto, e io mi sono veramente messa a scrivere solo in 5 giorni su 14. Le motivazioni sono tante: oltre a non avere idee, non ho tempo. Faccio altro: vado a scuola, seguo un corso di teatro, realizzo un cortometraggio, seguo un corso di giornalismo, vedo le mie amiche quando posso. E poi sono una perfettina: non riesco a scrivere tante parole senza poi rileggerle, mi dà fastidio fare un errore e non poterlo correggere. Inoltre, la bellezza di un testo non si basa sul numero di parole, e in genere preferisco scriverne di meno ma più belle che scriverne di più che fanno schifo. Quindi, in conclusione, no: come aspirante scrittrice, o qualunque cosa meno arrogante io possa definirmi di essere, non sono e non sarò mai come Jack Bible.

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    1. Adesso le tue priorità sono altre, ed è giusto che sia così. Io pensavo di non essere il tipo da scrivere ogni giorno, invece quando sono entrata nel vivo del romanzo che ho scritto mi venivano i crampi alle dita a furia di battere sui tasti. In quattro mesi ho finito la prima stesura, dopo che per sei mesi avevo tentennato a cominciarla. Jack Bible esagera, comunque, su questo siam tutti d'accordo!

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